
âE quanto volte ho pensato
che alla fine il sorriso
è una parentesi, se vedi bene.
Mi annoiavo alle feste, mi annoiavo alle cene.â
Calcutta
Pochi sono i segni da digitare sulla tastiera, di un qualsiasi tipo di dispositivo elettronico, per riprodurre lâemoticon piĂš iconica di sempre: due punti e parentesi tonda chiusa. Piacere, vi presento lo smile đ.
Sin dai tempi della Monnalisa lo smile è il personaggio principe della espressivitĂ umana del buon umore e felicitĂ . Fu proprio con lâintento di migliorare il morale di alcuni dipendenti di una compagnia di assicurazioni statunitense,la State Mutual Life Assurance Company, che nel 1963 venne assunto il graphic designer Harvey Ross Ball. La compagnia assicurativa subĂŹ un forte cambiamento; venne acquisita dalla Guarantee Mutual Company of Ohio. La conseguenza di questo evento fu un forte calo morale dei suoi dipendenti. Fu quindi necessario il magico intervento dellâartista Ball. Questâultimo aveva il compito di dover plasmare unâicona, che sarebbe stata poi appesa tra le mura e le scrivanie degli uffici della compagnia, in grado di aumentare il buon umore dei lavoratori e che ricordasse loro di mostrarsi piĂš gentili con i clienti. Doveva creare un simbolo che invitasse a sorridere, un monito allâilaritĂ . Di getto, in 10 minuti disegnò due punti (gli occhi), una curva (la bocca) racchiusi in un cerchio interamente giallo. Il risultato fu un simpatico e semplice pallino color canarino che invitava al sorriso, ancora ignaro, tra le scrivanie della compagnia, di quello che sarebbe poi diventato: lâicona pop e fresca piĂš famosa della cultura moderna.
Inaspettatamente questo smile non divenne solo unâicona dellâufficio della compagnia di assicurazioni bensĂŹ prese piede un poâ ovunque, in America e nel mondo, col passare degli anni. Ball però decise di non registrare mai il marchio e di lasciarlo di dominio pubblico, quindi il suo guadagno fu al tempo 45$, cioè i soldi della commissione. Era diventato lâinventore del sorriso piĂš famoso del pianeta.
Dopo 7 anni dalla realizzazione dello smile, i fratelli Bernard e Murray Spain iniziarono a commercializzare prodotti (tazze, sveglie, magliette e articoli di cartoleria, ecc.) con sopra stampata la faccina sorridente e la scritta âHave A Happy Dayâ, col fine di aiutare gli americani a dimenticare lâassassinio del presidente Kennedy, arrivando a vendere fino a 50 milioni di unitĂ allâanno. Lâicona comincia ad avere unâannotazione di propaganda positiva che ormai era fuori controllo.
Da simbologia del consumismo e benessere americano si trasformerĂ poi in un simbolo di controcultura: i gruppi hippie americani lo sventolano su striscioni come simbolo di opposizione alla guerra del Vietnam; nel 1977 appare sulla copertina del singolo piĂš importante della carriera dei Talking Heads, âPsycokillerâ; nel 1986 Alan Moore e Dave Gibbons lo disegnano nel fumetto di supereroi âWatchmenâ e ne danno unâinterpretazione sinistra, sanguinolenta e disturbante; poi verrĂ modellato (con due X al posto degli due punti e la linguaccia che pende) per rappresentare la band dei Nirvana su una locandina che divenne storia della musica grunge; e poi ancora, trova posto nei rave degli anni '80 e '90, impresso sulle pillole di ecstasy. Lo smile diventa mainstream. Negli anni 2000 Bansky lo usa per rappresentare quelle che poi si annovereranno tra le sue opere piĂš importanti, âGrin Reaperâ e âFlying Copperâ.
Lo smile è banale e simpatico, ma è anche audace ed immortale; è quellâemoticon che ogni giorno scegliamo per inviare a qualcuno a noi caro un sorriso, unâemozione, forse unâemozione che a parole non si potrebbe neanche esprimere, quel senso di ottimismo e generositĂ contagioso e comunicativo, proprio come un vero sorriso.
Tra le espressioni facciali, il sorriso è universale e comprensibile da tutti. Se cercassimo di comunicare con una persona straniera, e non capissimo nulla della sua lingua, un bel sorriso ci farebbe capire che quella persona ha piacere, è felice o divertita della nostra semplice presenza.
La potenza dello smile va oltre ogni confine. Uno studio pubblicato sulla rivista Social Neuroscience da esperti della University of South Australia ha scoperto che il nostro cervello reagisce allo stesso modo sia davanti uno 'smile' o un 'emoticon' inviato tramite sms o e-mail che di fronte a un vero sorriso a trentadue denti. Questo studio ha dimostrato le straordinarie capacitĂ di adattamento del cervello. Il cervello umano si è modellato come conseguenza al fenomeno delle emoticon. Sono stati sufficienti 30 anni, dalla nascita del linguaggio delle emoticon, affinchĂŠ lâunione tra due punti e una parentesi tonda chiusa venisse letta come un invito a sorridere.
Ă strano pensare che questo pallino, đ, abbia un potere archetipico totalizzante; è in grado di trasmettere emozioni e nella sua piĂš disarmante semplicitĂ contiene tutto.
Fonti:
Churches, O., Nicholls, M., Thiessen, M., Kohler, M., &Keage, H. (2014). Emoticons in mind: an event-relatedpotentialstudy. Social neuroscience, 9(2), 196â202. https://doi.org/10.1080/17470919.2013.873737
https://www.ansa.it/sito/notizie/tecnologia/internet_social/2014/02/12/Smile-e-come-sorriso-vero-per-cervello_b205e596-7a2a-4467-8750-31ed54d596ee.html
https://www.elledecor.com/it/lifestyle/a29619855/smiley-storia-significato/
https://www.mediterraneaonline.eu/sorrisi-virtuali-la-storia-dello-smile/
https://www.rollingstone.it/pop-life/il-future-vintage-festival-e-la-storia-dello-smile/581649/
https://www.vistanet.it/ogliastra/2020/06/11/esplorando-la-fotografia-il-genio-di-harvey-ball-linventore-dello-smile/
https://it.wikipedia.org/wiki/Harvey_Ball
Articolo a cura della Dott.ssa Trapasso Maria,
 laureata in Psicologia Clinica e della Salute
maria.trapasso96@gmail.com