
“Vuoti di memoria,
non c'è posto per tenere insieme tutte le puntate di una storia.
Piccolissimo particolare,
ti ho perduto senza cattiveria.”
Samuele Bersani
Nella realizzazione di un semplice quadro può celarsi dietro un mondo che non possiamo vedere inizialmente ad occhio nudo. Dietro una tela dipinta, infatti, ci possono essere le tracce di un disturbo neurodegenerativo.
Una testimonianza senza precedenti è quella regalataci dal pittore William Utermohlen. Egli, da quando scoprì di avere l'Alzheimer, nel 1995, decise di realizzare una serie di autoritratti, sperimentando ed esplorando gli effetti della progressione della malattia sulla tela. Gli autoritratti in questione palesano il brutale viaggio dell'artista nella demenza e riflettono tutta la sua alienazione nella perdita dell’identità.
Ma quanto si possa racchiudere dietro un quadro è stato scientificamente confermato da un gruppo di scienziati che, analizzando le pennellate di diversi artisti di fama mondiale, ha scoperto che i primi segni delle malattie di Alzheimer e Parkinson possono essere individuati attraverso i quadri, prima che gli stessi sintomi possano manifestarsi e che venga effettuata la diagnosi vera e propria della malattia. In questo senso, per assurdo, un quadro artistico potrebbe avere un grandissimo valore, essere un segnale predittivo per l’insorgenza delle malattie neurodegenerative. Per cui dipingere prima della diagnosi potrebbe essere utile per individuare l’insorgenza della malattia di Alzheimer.
Questa rivelazione è stata svelata dallo studio condotto dalle università di Maynooth e Liverpool, nel 2017, e pubblicato sulla rivista Neuropsychology. In questo studio sono stati studiati e analizzati ben 2.092 dipinti nel tentativo di scoprire delle analogie, da utilizzare come linee guida per esaminare la salute mentale degli artisti.
I ricercatori, ai fini dello studio, hanno selezionato sette artisti, che hanno sperimentato sia il normale invecchiamento sia i disturbi neurodegenerativi: James Brooks e Willem De Kooning, malati di Alzheimer; Salvador Dalì e Norval Morrisseau, che hanno sofferto del morbo di Parkinson; Pablo Picasso, Marc Chagall e Claude Monet, i quali non hanno mai sviluppato nel corso della loro vita malattie neurodegenerative.
Molte delle loro celebri pennellate sono state studiate, applicando i principi delle geometrie complesse, concentrando lo studio sui frattali, che sono caratterizzazioni matematiche di schemi. Sembra un concetto estremamente difficile, ma in realtà la natura è piena di frattali. Essi, infatti, vengono considerati come le “impronte della natura”, cioè si ripetono nella loro forma su scale diverse, come ad esempio nella struttura delle nuvole, degli alberi, delle montagne, o ancora dei fiocchi di neve. L’analisi frattale è nota per essere ampiamente usata in ambito artistico per stabilire l’autenticità di un dipinto: anche se un artista può sperimentare più stili nel corso della sua vita, la dimensione frattale con cui dipinge rimane comunque riconoscibile e irripetibile, proprio per la sua unicità.
Partendo da questo assunto di base, l’obiettivo dello studio era comprendere se i cambiamenti dei frattali, che definiscono l’impronta di un artista, di ogni autore sono conseguenti al naturale progredire dell'età o al deterioramento cognitivo.
Dai risultati di questo studio si è concluso che sono presenti evidenti cambiamenti nelle pennellate degli artisti con un invecchiamento normale rispetto a quelli malati: le strutture artistiche impiegate dai pittori malati cambiavano col passare del tempo, diventando meno complesse.
Attraverso l’impiego dell’analisi frattale su oltre due mila quadri, è stato possibile individuare quali sono gli artisti invecchiati in salute e quali, invece, hanno avuto un destino più infausto.
L’arte, già grandissima alleata nei trattamenti per le demenze, ha dato e continua a dare un miglioramento nel campo della ricerca delle malattie neurodegenerative; in conclusione, si spera che questo studio possa aprire nuove strade per la prevenzione e la diagnosi precoce di queste malattie.
Fonti:
Alex Forsythe, Tamsin Williams, Ronan G. Reilly. What paint can tell us: A fractal analysis of
neurological changes in seven artists. Neuropsychology, 2017; 31 (1): 1 DOI: 10.1037/neu0000303
https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/salute_65plus/stili_di_vita/2016/12/29/alzheimer-lascia-impronta-precoce-in-pennellate-artisti_bcd8d6ac-1148-4706-b864-4d27f9079047.html
https://it.goodlifestudio.net/itemprop-headline-name-class-4BE
https://www.huffingtonpost.it/2017/01/10/dipinti-parkinson-alzheimer_n_13878684.html
https://www.ok-salute.it/salute/alzheimer-riconoscerlo-basta-un-colpo-pennello/
https://www.repubblica.it/salute/2016/07/28/foto/cosi_un_pittore_malato_di_alzheimer_disegno_se_stesso-144825290/1/
https://virtualblognews.altervista.org/la-pittura-artistica-della-diagnosi-puo-aiutare-identificare-linsorgenza-della-malattia-alzheimer/25828098/
Articolo a cura della Dott.ssa Trapasso Maria,
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
maria.trapasso96@gmail.com