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2023-03-16 11:14

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2023-03-02 13:00

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Dott.a Angela Grisolia

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Dott.a Chiara Binni

2023-02-23 10:21

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Dott.a Chiara Binni

2023-02-23 10:00

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Dott.a Chiara Ascenzo

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Dott.a Martina Forestieri

2023-02-02 10:20

Articolo a cura della Dott.a Martina ForestieriLaureata in Neuroscienze Cognitive

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Dott.a Martina Forestieri

2023-02-02 10:04

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𝗕𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗦𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗖𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲 𝗨𝗻𝗶𝘃𝗲

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articolo del giorno

Emozioni e corpo: il potere della memoria implicita

2022-04-29 20:21

Dott.ssa Valeria Bovalino

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Emozioni e corpo: il potere della memoria implicita

Articolo a cura della Dott.ssa Valeria Bovalino, Laureata in Psicologia Clinica e della Salute

“No somos máquinas pensantes que sentimos,
somos maquinas sentimentales que pensamos.”

António Rosa Damásio

Forse ricorderete il filmato di una nota ballerina del balletto di New York, Marta C. Gonzàlez, donna affetta da Alzheimer che, ormai agli ultimi stadi della malattia, udendo la melodia de Il Lago dei Cigni, ripropone con i movimenti degli arti superiori, seduta sulla propria sedia a rotelle, la coreografia appresa e danzata molti anni prima, con una naturalezza e un coinvolgimento commoventi. Il video, emesso dalla residenza per anziani spagnola in cui Marta ha trascorso gli ultimi momenti della sua vita, ha suscitato la curiosità di molti. Come è possibile, in un paziente che presenta un quadro clinico così ingravescente, con una malattia che annienta ogni ricordo castrandoci della capacità di compiere anche le azioni più comuni, riproporre con inaudita semplicità dei movimenti appresi decine di anni prima?
È doveroso fare qualche premessa. Conosciamo l’Alzheimer come quel disturbo neurodegenerativo che si presenta generalmente in tarda età adulta, occasionalmente in adulti di poco meno di cinquant’anni; colpisce la memoria attraverso diversi stadi che conducono alla perdita di ogni autonomia, generando: disorientamenti spazio-temporali, in cui il paziente ad esempio tende a perdersi poiché non riconosce gli ambienti e ha difficoltà a familiarizzare con quelli nuovi; deficit delle abilità visuo-spaziali in cui la difficoltà si manifesta nell’incapacità di riconoscere oggetti o volti familiari; deficit delle funzioni attentivo ed esecutive che rallentano e, a lungo andare, disintegrano l’organizzazione di attività e compiti, specie se simultanei; disturbi del linguaggio come ad esempio anomie (difficoltà di denominazione e incapacità di reperire vocaboli) e parafasie (utilizzo di termini errati per denominare gli oggetti); alterazioni comportamentali che si manifestano attraverso irrequietezza corporea, allucinazioni, deliri ad esempio.
Il deterioramento della memoria, si struttura nel tempo andando ad intaccare prima quei ricordi, quegli apprendimenti, lontani dall’autobiografia del paziente ed ai quali quindi, è difficile attribuire un carattere di tipo emotivo. Numerosi studi dimostrano come le emozioni abbiano potere discriminante nella costruzione di un ricordo. Il ruolo delle emozioni è centrale nei processi cognitivi che si legano alla memoria poiché tanto più si innalza il livello di attivazione emozionale durante l’apprendimento tanto più solido sarà il ricordo che ne scaturisce, dunque ogni esperienza vissuta, ogni attività appresa che si inserisce in un quadro di partecipazione emotiva considerevolmente alto. I nostri ricordi vengono immagazzinati in diversi cassetti sulla base di ciò che rappresentano: la memoria episodica contiene ricordi riferibili ad un tempo ed un luogo ben precisi, poi vi è la memoria autobiografica che si compone di ricordi che coinvolgono il soggetto in prima persona i quali si intrecciano per tesserne la storia; la memoria semantica si compone di tutti quei significati comuni ad una specifica cultura, che consentono la comunicazione. Tali memorie sono classificate come esplicite poiché figlie di un controllo attentivo volontario, necessario per la rievocazione. La memoria procedurale è invece un tipo di memoria implicita, non ha bisogno del linguaggio. Della memoria procedurale fanno parte tutte quelle abilità motorie e fonetiche che si apprendono tramite esercizio e acquisiscono nel tempo carattere automatico: camminare, allacciarsi le scarpe, danzare.
Ora, per comprendere quanto le emozioni/sensazioni siano cruciali nella costruzione di ricordi, riprendiamo le parole di Antonio Damasio, neurologo, neuroscienziato, psicologo e saggista: “io sono la musica mentre la musica suona, il sentimento di quello che accade nel mio corpo mentre vive una certa esperienza”. Dunque le immagini che si formano nella nostra mente, sono le mappe cerebrali di qualsiasi cosa accade all’interno del nostro corpo e attorno, sia che siano concrete, o astratte. Il cervello non registra passivamente gli stimoli interni ed esterni, piuttosto è un sistema di elaborazione creativo che costruisce mappe del corpo sulla base delle sensazioni provate. Da qui la capacità di provare sensazioni fisiche che non corrispondono a stati fisici oggettivi: si pensi ad alcuni sintomi di tipo ansia e depressione che nascono all’interno del cervello e vengono esperiti a livello corporeo, nonostante non si originino dal corpo effettivo. Le rappresentazioni cognitive sono rappresentazioni con un’accezione emotiva che non hanno a che fare direttamente con il corpo fisico, non provengono da esso, ma dalla percezione che io ho del mio corpo. La memoria implicita è quindi la possibilità di rappresentarsi il proprio corpo, è quello che io penso e percepisco di esso, la pura rappresentazione di ciò che accade ad un livello fisico in cui io non sono il corpo che ho, ma sono il corpo che ho in mente.
Ora ripensiamo a Marta C. Gonzàlez: quando il video precedentemente citato è stato filmato, la donna era in uno stadio avanzato di Alzheimer, la sua memoria autobiografica esplicita era già completamente distrutta, non riconosceva nessuno della sua famiglia. Questa donna era senza passato, né futuro, né identità. Ciò che si verifica sembra quasi una magia: nel sentire quella musica si riattivano le memorie delle strutture profonde ed emotive del proprio corpo e ciò che fa sembra miracoloso. Ciò dimostra come una persona malata d’Alzheimer, in cui ogni tipo di consapevolezza è distrutta dalla malattia, grazie alla musica o ad una passione, riesce a rivivere stati emotivi associati alle memorie di quella che era stata da giovane, riattivando degli schemi corporei e riuscendo a ballare.
Dunque ciò che si intende evidenziare, è che lo svolgimento di attività basate sulla memoria procedurale ad alto contenuto emotivo per il paziente, facilitano la rievocazione e favoriscono la percezione di stati affettivi positivi.

 

Bibliografia:

https://www.paginemediche.it/medicina-e-prevenzione/disturbi-e-malattie/alzheimerlamalattiadellamemoria#:~:text=Memoria%20procedurale.&text=Essa%20include%20comportamenti%20che%20sono,delle%20parole)%20%C3%A8%20rimasta%20compromessa.                                            

https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=89955            https://www.centrodinoferrari.com/patologie/malattia-di-alzheimer/sintomi-alzheimer/
https://ridanzare.wordpress.com/2010/09/19/memoria-del-danzatore/

 

A cura della Dott.ssa Bovalino Valeria
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
bovalinovaleria@gmail.com

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