
“Il ricordo è il tessuto dell’identità.”
Nelson Mandela
La memoria è quella funzione cognitiva che consente di mantenere vivi i ricordi e le esperienze di vita, di legarli e connetterli tra loro al fine di avere una consapevolezza di sé costante nel tempo. Attraverso tale funzione il passato può essere collegato al presente e al futuro di un individuo. Quando però la memoria inizia a vacillare non ne risentono solo le altre capacità cognitive ma anche il senso che ognuno ha di sé stesso. Questo è quello che avviene nel caso di una degenerazione cognitiva in cui la memoria dichiarativa ovvero quella parte di memoria che conservafatti, ricordi ed eventi personali, e che contiene inoltre, tutte le informazioni che siamo in grado di descrivere in modo consapevole, inizialmente risulta essere maggiormente compromessa insieme alla capacità di memorizzare nuove informazioni. Negli stadi iniziali della malattia infatti può capitare che l’individuo tenda a non riconoscere più sé stesso come quello che attualmente è, ma ricorda chi e come era nel passato. Per questi pazienti quindi la rievocazione di eventi ed esperienze passate rappresenta un porto sicuro in cui rifugiarsi da quei sentimenti di inadeguatezza e perdita di sé dovuti all’ incapacità di acquisire nuove informazioni. Basandosi su queste difficoltà dei pazienti con degenerazioni cognitive è nata la “tecnica della reminiscenza”, sviluppata dal dottor Robert Butler all’inizio degli anni Sessanta in cui un ruolo fondamentale è assunto dai ricordi, considerati come opportunità per spronare le risorse mnesiche restanti. Questo approccio si fonda sulla tendenza naturale degli anziani di riportare ricordi del passato che conducono dunque a rafforzare l’identità e la storia personale, stimolando simultaneamente la memoria autobiografica.
Tale terapia ha lo scopo di creare un legame tra passato, presente e futuro garantendo il mantenimento ai soggetti della propria autostima e dell’identità personale; inoltre questo approccio favorisce le capacità relazionali perché può essere messo in pratica sia individualmente che in gruppo, e per chi invece raccoglie questi racconti è necessario che lo faccia incoraggiando il paziente a continuare in questo percorso introspettivo nonostante le tante difficoltà che esso possa avere nell’esprimere il ricordo, parlando del passato, ricordando e riportando esperienze vissute durante l’età adulta e l’infanzia; sarebbe opportuno inoltre, stimolarli a verbalizzare le loro difficoltà attuali e a spingerli ad ascoltare quelli degli altri, per permettere di capire meglio la loro condizione con l’obiettivo di raggiungere un adeguato adattamento al presente ed un miglior livello di socializzazione. Per aumentare la possibilità di rievocazione di ricordi passati, ci si può avvalere di strumenti in grado di stimolare i cinque sensi: un oggetto, un odore, una vecchia foto, un libro, un film possono essere direttamente collegati ad un ricordo o ad una persona del passato che erano stati dimenticati e questi possono essere in grado di riportare a galla quel ricordo. Il ricordo passato assume dunque una valenza positiva che permette di migliorare notevolmente il tono dell’umore degli individui, la consapevolezza di sé, la propria autostima e consente un adattamento maggiore alla realtà quotidiana, prevenendo il processo di disintegrazione della personalità stimolando le capacità mnesiche.
https://www.sipi-adler.it/wp-content/uploads/2014/07/074_Sabrina-Garolfi_Silvana-Lerda_ITA.pdf
https://www.fondazionesospiro.it/life-review-therapy-la-terapia-della-reminiscenza
https://www.casalberta.it/la-terapia-della-reminiscenza/
A cura della Dott.ssa Frascina Tatiana
Laureata in Psicologia-Neuroscienze Cognitive
tatiana.frascina@libero.it