
La Doll Therapy è un trattamento non farmacologico sviluppato inizialmente in Svizzera negli anni 90' per aiutare bambini con disturbo dello spettro autistico a favorire l' emergere di emozioni e di relazioni interpersonali. Successivamente questa pratica si è diffusa nell'ambito del trattamento delle demenze.
Nell'Alzheimer, nella fase avanzata, possono emergere sintomi psicotici, depressivi, alterazioni del sonno e dell'appetito, seguiti da episodi deliranti, di agitazione e aggressività.
La Doll Therapy si fonda sulla Teoria dell'attaccamento di Bowlby, secondo cui gli esseri umani, per natura sono guidati da spinte motivazionali innate che dirigono gli individui a ricercare vicinanza e accudimento, quando si sentono vulnerabili e spaventati. A partire da questo bisogno di sicurezza si instaurano i legami affettivi sin dal momento della nascita e la struttura di tale legame persisterà per tutto l'arco di vita. Nelle malattie neurodegenerative, durante il decorso della malattia, molti dei ricordi di vita vanno persi, lo stile di attaccamento instaurato nei primi anni invece, persiste.
La Doll Therapy alla pari di altre terapie non farmacologiche come la pet-therapy, la musicoterapia e la terapia della reminiscenza, attenua gli stati di angoscia e di ansia che purtroppo accompagnano il vissuto della malattia delle persone affette da disturbi neurodegenerativi, in particolare è stata osservata una riduzione dell'irritabilità e del grado di agitazione.
La terapia pare avere esito positivo solo se applicata in modo corretto; nella fase iniziale è necessario capire se l'anziano percepisce la bambola come un bambino reale oppure come oggetto inanimato. Spesso chi soffre di demenza non è più in grado di percepire questa differenza; l'operatore può provare a introdurre la bambola in modo indiretto, cullandola ad esempio e poi provando a suscitare curiosità nell'anziano. Se quest'ultimo non si mostra interessato o attua comportamenti aggressivi è necessario interrompere la terapia, non bisogna forzarlo per nessun motivo, al contrario se mostra interesse lasciamo che l'anziano interagisca con essa, che se ne prenda cura. Possono emergere comportamenti affettuosi e protettivi, ciò aiuta a calmare i pazienti e a attenuare l'irritabilità e gli stati di agitazione, permettendo sollievo anche ai caregiver che si occupano della cura del parente che ne è affetto. Inoltre la terapia può avere effetti positivi sugli anziani genitori che mentre cullano la bambola potranno rivivere e ricordare le sensazioni affettuose dei legami che hanno creato, aiutando a far riaffiorare ricordi. Inoltre studi hanno rivelato una riduzione dei sintomi depressivi e dell'apatia.
La Doll therapy presenta tuttavia dei limiti, è stata adottata principalmente nella terapia con le donne e l'attuazione di tale terapia presenta ancora delle risposte scettiche, molti considerano queste pratiche umilianti per gli anziani altri invece credono che i suoi effetti positivi siano rilevanti e una buona alternativa per tenere sotto controllo alcuni sintomi e non lasciare che aggressività e agitazione prendano il sopravvento. Inoltre anche le famiglie concordano sui benefici della terapia.
Bibliografia
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-Vaccaro R, Ballabio R, Molteni V, Ceppi L, Ferrari B, Cantù M, Zaccaria D, Vandoni C, Ardito RB, Adenzato M, Poletti B, Guaita A, Pezzati R. Doll therapy intervention for women with dementia living in nursing homes: a randomized single-blind controlled trial protocol. Trials. 2020 Feb 3;21(1):133. doi: 10.1186/s13063-020-4050-8. PMID: 32014029; PMCID: PMC6998291.
Sitografia
-https://www.valoreinrsa.it/strumenti-di-lavoro/demenze-alzheimer-terapie-non-farmacologiche/terapie-non-farmacologiche-rsa/343-doll-therapy-effetti-benefici-controindicazioni-terapia-bambola-malati-demenza-alzheimer.html
Articolo a cura della Dott.ssa Federica Laprocina
Laureata in Psicologia Clinica e
della Salute
Flaprocina94@gmail.com