
“Date voce al dolore: la pena che non parla sussurra al cuore affranto e gli dice di spezzarsi.”
William Shakespeare
Le emozioni rappresentano un aspetto importante del funzionamento umano. Comprendere i propri sentimenti, trasformarli in parole e comunicarli ad altri destinatari è, infatti, necessario per la salute e, soprattutto, per l’adattamento. Questo processo è, quindi, fondamentale per vivere una vita sociale soddisfacente e per affrontare i vari fattori di stress.
Tuttavia, quando questa capacità di comprendere le proprie emozioni ed esprimerle, viene meno quando si fa riferimento al concetto di Alessitimia.
Il termine Alessitimia che letteralmente significa “mancanza di parole per i sentimenti” descrive e rappresenta la difficoltà nell'identificare i propri sentimenti e nel distinguerli dalle sensazioni somatiche, la difficoltà a descrivere i sentimenti agli altri e, inoltre, i soggetti alessitimici manifestano processi immaginari ristretti.
Nemiah e Sifneos (1976) hanno introdotto il termine Alessitimia nella comunità scientifica, in particolare nell’ambito della psicosomatica, ovvero una disciplina scientifica che indaga la relazione fra mente e corpo, e quindi gli effetti che le emozioni hanno sul corpo. Infatti, l’alessitimia è stata osservata per la prima volta in pazienti psicosomatici che descrivevano uno stato di malessere personale ma, nel farlo, manifestavano una sorprendente incapacità di articolare chiaramente i propri sentimenti ai medici.Questa consapevolezza emotiva smussata permette ai soggetti alessitimici di proteggersi da quelli che sono i sentimenti negativi, riducendo quindi lo stato di disagio e malessere; d’altra parte, però, questo comportamento di limitazione nella differenziazione degli stati emotivi provoca una grande difficoltà nella regolazione e risoluzione degli affetti negativi.
Per comprendere in modo più ampio il costrutto di alessitimia, sembra di particolare rilievo la Teoria del codice multiplo di Bucci (1977). Nello specifico, secondo tale teoria “L’alessitimia deriverebbe da un crollo del processo referenziale, causato da condizioni avverse durante l’infanzia, come traumi o conflitti” (Bucci, 2008). Per “processo referenziale” si intende la connessione tra emozioni e parole. Quindi, secondo tale teoria, i soggetti alessitimici durante l’esposizione narrativa evocano sentimenti di monotonia e noia nell’ascoltatore.
In riferimento ai trattamenti, le terapia che sembra avere un miglior riscontro è la psicoterapia a orientamento cognitivo-comportamentale.
In conclusione, molto interessante è la serie Netflix “La regina degli scacchi” che racconta la storia di Elisabeth Harmon (Beth). La personalità di Beth, evitante e fredda emotivamente a causa dei suoi traumi, la rendono determinata ma allo stesso tempo le impediscono di entrare in contatto con gli altri e di conseguenza di regolare le proprie emozioni. Proprio per questo, Beth si rifugia nel mondo degli scacchi, che riesce a dominare e in cui riesce a sentirsi a suo agio.Questa serie permette di soffermarsi su quelle che sono le difficoltà dei soggetti alessitimici e sulla loro incapacità di comprendere e gestire le proprie emozioni.
Bibliografia:
Nicolò G, Semerari A, Lysaker PH, Dimaggio G, Conti L, D'Angerio S, Procacci M, Popolo R, Carcione A. Alexithymia in personality disorders: correlations with symptoms and interpersonalfunctioning. Psychiatry Res. 2011 Nov 30;190(1):37-42.
https://psiche.santagostino.it/2020/12/21/regina-degli-scacchi-alessitimia/
https://www.stateofmind.it/2015/06/alessitimia-ricerca-valutazione/
https://www.ipsico.it/news/alessitimia-scarso-accesso-alle-emozioni/
Hogeveen J, Grafman J. Alexithymia. Handb Clin Neurol. 2021;183:47-62
Articolo a cura della Dott.ssa Marianna D’Aria
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
marianna_daria@libero.it