
«Se la gelosia è un segnale d'amore,
è come la febbre dell'ammalato,
per il quale averla è un segnale di vita,
ma di una vita malata e mal disposta»
Miguel de Cervantes
A quanti è capitato di vivere una relazione amorosa e di essere gelosi del proprio partner? Alcuni affermano che la gelosia sia parte fondamentale dei rapporti umani, altri sostengono che la gelosia sia la tomba dell’amore.
Per meglio comprendere la gelosia è necessario fare un passo indietro e percorrere le tappe fondamentali dell'innamoramento.
Le fasi dell’innamoramento comprendono tre momenti fondamentali:
- un primo momento che precede l’incontro con l’altro. Questo è l’arco di tempo rappresentato dalla creazione di un spazio mentale definito “spazio coscienziale”, è il momento caratterizzato dall’attesa.
- In un secondo momento, si verifica l’incontro con l’oggetto del desiderio e lo spazio precedentemente creato viene finalmente riempito dalla presenza dell’altro.
- Il terzo momento è delineato dalla conferma esterna di un reciproco interesse
-
La gelosia nella coppia scaturisce dalla presenza ipotetica di un rivale, pronto a sottrarre l’oggetto del nostro amore. Si tratta di un senso di minaccia che fa vacillare l’esclusività nella coppia. Quando la gelosia si insinua nello spazio relazionale emerge il potere controllante esercitato dal soggetto geloso, causato dalla percezione che l’amato sia di suo possesso. In qualche modo si potrebbe definire la gelosia come un sentimento attuato per salvaguardare la relazione e proteggerla da eventuali intrusioni esterne.
Le persone più inclini a manifestare la propria gelosia verso il partner presentano una caratteristica comune: l’orgoglio. L’orgoglio potrebbe essere solo uno scudo per nascondere un forte senso di inferiorità e inadeguatezza. Ma come possiamo distinguere la gelosia sana da quella patologica? Sicuramente uno degli elementi distintivi è rintracciabile nell’intensità della gelosia e nella sua persistenza. La gelosia diventa patologica quando colui che la prova concentra tutte le sue forze nella relazione di coppia, in particolare nella ricerca di indizi che possano far emergere l’infedeltà dell’altro, un pensiero costante e insidioso che può sfociare in qualcosa di ben più serio che una scenata di gelosia. La persona è come se si posizionasse in un’attesa del tradimento e quindi di una conferma del poco valore di Sé stesso e di quanto possa essere inamabile. Per questa tipologia di persone, è quasi inconcepibile, inconsciamente, che una persona possa amarla e sicuramente ci sarà una persona migliore di loro, più amabile per il proprio partner. Ne è un esempio il disturbo delirante di gelosia o “sindrome di Otello”, tale disturbo rappresenta un quadro patologico caratterizzato dalla certezza assoluta che l’altro sia infedele, un pensiero che non retrocede e non vacilla neppure di fronte al riscontro con la realtà. La vita del soggetto delirante amoroso ruota intorno al tentativo insistente della confessione di un tradimento da parte della propria partner. Questa tipologia di relazione oltre che ad essere disfunzionale può diventare pericolosa per il partner che subisce le minacce. Spesso quello che apparentemente può sembrare un attacco di “sana gelosia” può portare all’esordio e alla manifestazione di atti violenti sia psicologici che fisici. I nuclei patologici della gelosia potrebbero diventare teatro di maltrattamenti e violazioni, nei casi più estremi possono sfociare anche nell’omicidio della persona amata. La gelosia è un sentimento che ci accompagna per tutta l’età evolutiva, dal complesso edipico alle relazioni di coppia in età adolescenziale e adulta, è importante però distinguere ciò che nutre il sentimento della coppia da ciò che lo degrada. L’amore è prima di tutto rispetto per l’amato e dei confini personali, è dunque sempre fondamentale riconoscere i primi campanelli d’allarme di una gelosia sconfinante e patologica.
Bibliografia
- https://www.stateofmind.it/gelosia/
- https://apc.it/emozioni/gelosia-patologica-ossessiva/
- https://www.salutarmente.it/malattie/sindrome-di-otello
A cura della dott.ssa Federica Laprocina
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
flaprocina94@gmail.com