
Quante volte ci siamo trovati ad anticipare le parole prima che le pronunciassero gli altri? Quante volte di fronte a noi una persona ha avuto difficoltà a parlare e si è bloccata? In queste occasioni non ci siamo mai soffermati a pensare cosa potesse provare una persona con balbuzie, quali fossero le loro problematiche e a rispettare i loro tempi. È errato associare le balbuzie alla sola e unica difficoltà di fluenza, poiché intorno a questo c’è tutto il mondo dell’individuo, con la propria emotività, idee, convinzioni, rapporti sociali, fragilità e strategie.
Per tale motivo, bisogna tener conto delle definizioni che considerano gli individui a 360°, come la ICF, Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute, la quale si basa sul modello bio-psico-sociale, ossia considera gli aspetti sia biologici/genetici, sia psicologici, sia sociali di un fenomeno. Ciò evidenzia come i fattori ambientali vanno a determinare, oltre agli altri fattori, il funzionamento della persona; sotto questo punto di vista, gli aspetti contestuali possono avere due funzioni opposti: ostacolanti o facilitati per la persona, ed è proprio su ciò che bisogna porre il focus.
Quindi cosa è la bulbuzie? La balbuzie o disturbo della fluenza ha esordio nell’infanzia ed è un disturbo multifattoriale caratterizzato da disfluenze, ovvero alterazioni del ritmo delle parole, per cui il soggetto ha difficoltà a pronunciare le parole ed è compromessa la fluenza, infatti, si manifesta con la ripetizione e il prolungamento di suoni o sillabe. Ma non solo, sono presenti, rigidi movimenti della testa, strizzamento degli occhi e smorfie sul viso. Inoltre, vanno considerati anche i fattori psicologici che questo disturbo arreca: inibizione nelle relazioni sociali, bassa autostima e ansia sociale. Tali conseguenze derivano dal fatto che la cognizione è legata al comportamento, dunque, le balbuzie aumentano in maniera significativa nel momento in cui esperiscono o anticipano ansia disfunzionale legata al numero di persone presenti, alla rilevanza dell’interlocutore, alle conversazioni telefoniche, alla lettura a voce alta e così via. Viene rilevato un maggior livello di isolamento, rifiuto sociale, bullismo, vittimizzazione nelle persone con balbuzie rispetto ai soggetti non balbuzienti; ciò porta a minore autostima, maggior imbarazzo, insicurezza, ritiro sociale i quali incidono sulle scelte di vista come abbandono della scuola, promozione al lavoro, partecipazione a eventi o feste e modifiche sul piano lavorativo.
Visto che il disturbo della fluenza è multifattoriale, è inserito anche nel DSM-5,manuale per i disturbi mentali, nel quale è incluso nei disturbi del neuro-sviluppo che si sviluppano dall’età prescolare. Per tale motivo, si consiglia alla persona che presenta il disturbo di intraprendere un percorso terapeutico finalizzato al miglioramento della qualità di vita e nella fiducia in sé stessi con uno psicologo o psicoterapeuta, oltre a percorsi con logopedista, neurologo e pediatra (in caso di bambini). Va evidenziato però, che non vi è una vera e propria cura, ma percorsi che permettono ad un miglioramento e a circoscrivere il fenomeno. Prima si intraprende un percorso, maggiore è la possibilità di ridurre le conseguenze e le problematiche; infatti, la percentuale di recupero nella balbuzie spazia tra il 50% e il 90%, e diminuisce con l’aumento del tempo trascorso senza nessun tipo di intervento.
In conclusione, non si può parlare di guarigione con la balbuzie, ma di miglioramenti a livello di fluenza, di qualità di vita e di autostima, ovvero il soggetto deve essere cosciente del fatto che non è un fallimento avere delle difficoltà e deve imparare a gestire la propria ansia. L’ansia influenza la qualità della vita poiché aumenta i deficit comportamentali soprattutto in contesti sociali, andando così ad ostacolare aspetti sociali, scolastici e professionali. Si consigliano approcci di trattamento multidisciplinari, che vadano a lavorare a 360° per affrontare tutto ciò che circonda l’individuo che balbetta piuttosto che soffermarsi solo sul linguaggio.
Articolo a cura della Dott.ssa Giulia Ferraro
Laureata in Psicologia sociale, del lavoro e delle organizzazioni
Ferraro-giulia@hotmail.com
Bibliografia:
https://www.ospedalebambinogesu.it/balbuzie-se-il-bambino-balbetta--79957/#:~:text=CHE%20COS'%C3%88,prolungamenti%20involontari%20di%20un%20suono.
https://www.asticlinic.it/le-cause-dinsorgenza-della-balbuzie/
https://www.stateofmind.it/2017/06/balbuzie-cbt/#:~:text=La%20balbuzie%20porta%20spesso%20a,%C3%A8%20la%20terapia%20cognitivo%2Dcomportamentale.
https://vivavoceinstitute.com/le-cause-della-balbuzie-approcci-psicologici-2/