
“Il nostro cervello è dotato di una capacità straordinaria, la neuroplasticità…siamo invitati ad assumerci maggiori responsabilità per il nostro cervello, perché si possa modellare in modo più consapevole coltivando abitudini salutari”
R. Davidson
Come discusso nei precedenti articoli, la popolazione umana sta rapidamente invecchiando e le proiezioni degli esperti dicono che entro il 2050 la popolazione anziana aumenterà notevolmente. Questo fenomeno si attesta come una delle più significative sfide del 21° secolo e coprirà praticamente ogni settore della società.
L’invecchiamento è una fase evolutiva che porta con sé molteplici esperienze di vita ma anche declino delle facoltà fisiche e cognitive. Questi cambiamenti potrebbero indurre a depressione, ansia, ritiro sociale, nonché rigidità nell’affrontare le nuove situazioni. La nostra sfida è quella di promuovere un invecchiamento di successo ed un aumento del benessere psicofisico negli anziani.
L’invecchiamento di successo non si limita alla conservazione delle funzioni cognitive, ma è un processo multidimensionale che include le funzioni sia fisiche che cognitive, il mantenimento delle interazioni sociali e l’impegno continuo in attività significative. L’anziano ha bisogno di sviluppare un progetto di vita che orienti la sua esistenza fino al suo termine e dovrebbe potersi dedicare alla qualità della vita, individuando delle attività di interesse nell’ambito della sua rete sociale e nel contesto in cui vive. In questo modo può conservare un buono stato di salute ed estendere benessere alla cerchia delle persone vicine. D’altronde, il nostro cervello, grazie alla capacità di plasticità neurale, mantiene per tutta la vita la capacità di svilupparsi. Tutto questo accade ad una condizione, quella di rimanere mentalmente attivi e avere stimoli.
In questa ottica di prevenzione e di “sfida” sociale, la pratica di Mindfulness è particolarmente rilevante. La Mindfulness è una forma di meditazione che focalizza l’attenzione sul momento presente coltivando un atteggiamento non giudicante (Kabat-Zinn, 1994). Più specificatamente con il termine Mindfulness ci si riferisce sia a una pratica meditativa specifica che a un complesso di processi psicologici.
L’allenamento Mindfulness ottimizza contemporaneamente sia l’uso delle capacità di controllo dell’attenzione sia la messa in atto di strategie di regolazione delle emozioni. Inoltre, la Mindfulness si è rivelata efficace per migliorare l’autostima, le competenze sociali, verbali e di scrittura. Questa pratica ha quindi un forte impatto positivo.
Come accennato in precedenza, in questa fascia d’età sono spesso presenti problemi di memoria e di accesso al proprio bagaglio verbale, nonché sintomi depressivi e stress. Anche in questo caso, la pratica della Mindfulness ha evidenziato un significativo miglioramento nei sintomi di depressione e ansia e nella capacità di ricordare le informazioni durante l’invecchiamento.
Dunque, potremmo dedurre che, in condizioni di salute sufficientemente buone, non vi è alcun limite d’età per la pratica della Mindfulness. Anzi, aiutando gli anziani a vivere in maniera più consapevole e non giudicante contribuiamo a cambiare il progressivo invecchiamento della popolazione da problema a risorsa.
La Mindfulness può, quindi, essere vantaggiosa per promuovere la salute cognitiva, emotiva e fisica nel contesto dell’invecchiamento avanzato. Inoltre, rappresenta un potenziale intervento non solo per ridurre il disagio emotivo negli anziani, ma per consentire loro di sviluppare il loro potenziale.
In conclusione, dati i benefici e gli effetti positivi, sarebbe proficuo e preventivo orientare alla pratica della Mindfulness fin dalla giovane età.
Bibliografia
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Articolo a cura della Dott.a Angela Grisolia
Laureata in Neuroscienze Cognitive
email: angelagrisolia98@gmail.com