Uno dei rischi più comuni a cui si va incontro durante la tarda età è quello di rimanere intrappolati ai confini di una società sempre più frenetica, spesso ignara delle richieste di soccorso delle persone anziane che si sentono destinate a non essere più viste, soprattutto se la questione riguarda anziani con particolari difficoltà o con disturbi conclamati che ostacolano il sereno percorso di vita.

Il pericolo di rimanere in solitudine e senza una rete di comunicazione con la quale interagire, è ormai routine per le persone ultra settantenni, soprattutto se si tratta di situazioni di malattia come l’Alzheimer, demenze di altro tipo o disturbi specifici.
A tal proposito, uno studio svedese ha dimostrato come il sentirsi o l’essere soli sia correlato ad un aumento del rischio di sviluppo di una demenza di Alzheimer negli individui over 75.
Vista l’importanza e la naturale esigenza di ciascun individuo di comunicare con gli altri e ad avere un proprio ruolo all’interno del contesto sociale in cui vive, sono stati fatti diversi studi che hanno esaminato quali potessero essere gli effetti della socializzazione negli anziani. Si è giunti alla conclusione che l’interazione interpersonale comporta alcuni vantaggi:
- Riduce del 50% il rischio di sviluppare l’Alzheimer o altre demenze;
- Rallenta il declino cognitivo, fino al 70%;
- Mantiene attiva la memoria;
- Favorisce il movimento, anche minimo;
- Aumenta l’autostima e promuove il senso di inclusione.
Possiamo sostenere, dunque, che perseguire stili di vita che coinvolgano attività sociali e/o ricreative (ballare, andare a teatro, disegnare…) rappresenta per le persone anziane, a rischio di demenza, un ottimo deterrente per il decorso della malattia.
Articolo a cura della Dott.ssa Rosita Falce,
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute.
E-mail: rositafalce@gmail.com
Approfondimenti:
“Obiettivo Alzheimer: guida pratica per la gestione del paziente affetto da demenza” (Marianetti e colleghi)