“Possiamo avere tutti i mezzi di comunicazione del mondo, ma niente, assolutamente niente, sostituisce lo sguardo dell’essere umano” (Paulo Coelho).
Durante un’interazione si ha un’impressione globale dell’altro che non può derivarci da una singola informazione, inoltre il susseguirsi delle varie impressioni è talmente rapido che non si è in grado di descriverle chiaramente. E’ pertanto facile fraintendere i messaggi analogici del corpo, per cui diventa necessario, quando possibile, operare delle verifiche. I principali segnali non verbali, sono suddivisi in due categorie: statici (volto, voce, abiti) e dinamici (postura, tono vocale, sguardo, espressioni facciali ecc).

IL VOLTO: Esso rappresenta fin dalla nascita un canale privilegiato di interazione fra adulto e bambino. Risulta rilevante il movimento delle sopracciglia e delle pieghe frontali, il loro aggrottamento può denotare insoddisfazione o confusione; se sollevate segnalano stupore, incredulità o invidia. Un altro aspetto importante che il viso ci comunica è il rossore, sicuramente segno di imbarazzo, è presente in tutti i casi in cui viene inibita, bloccata o repressa improvvisamente una tendenza ad agire. Il rossore è involontario e più si cerca di reprimerlo più aumenta.
LO SGUARDO: Se fisso e prolungato, al di là dei dieci secondi, può produrre disagio o fastidio, chi fissa troppo a lungo rischia di essere considerato arrogante o minaccioso, mentre chi guarda troppo poco rischia di apparire scortese e disattento. Ecco descritti i principali tipi di sguardo e le loro correlazioni con i relativi stati di animo:
- Con la coda dell’occhio quando si vuole vedere senza essere visti;
- A palpebre socchiuse quando si è immersi nella concentrazione e riflessione;
- Fisso nel vuoto segno di noia, disinteresse
- Sfuggevole come indice di curiosità, vivacità, difficoltà di concentrazione;
- Diretto, franchezza e estroversione;
- Rivolto verso il basso significa disagio, timidezza o poca sincerità mentre verso l’alto indica fantasia e idealismo.
LA GESTUALITA’: in ogni momento della nostra vita, perfino quando dormiamo, il nostro corpo si esprime attraverso dei movimenti, talvolta impercettibili, che sono riflesso di un particolare stato d’animo.
Le posizioni delle braccia se libere e in movimento dimostrano un atteggiamento aperto, tranquillo e senza inibizioni; se incrociate, esprimono il desiderio di stabilire una barriera tra ambiente esterno e se stessi.
Le mani, se tese e piegate verso la persona di fronte a noi, possono essere una sorta di invito a condividere il nostro punto di vista, la mano che fende l’aria come se volesse tagliarla può indicare la non ammissibilità di qualsivoglia discussione. I movimenti disordinati delle dita sono spesso indice di ansia, tensione e nervosismo, mentre le mani giunte possono indicare attesa o una finta sicurezza di sé.
Con il termine cinesica si indica la produzione del movimento a fini comunicativi, con particolare riferimento alla disponibilità al contatto e alla postura.Per quanto riguarda la maggiore o minore disponibilità al contatto fisico, pare significativa la posizione abituale delle spalle e del collo di una persona: quanto più questa regione è contratta e rigida tanto minore risulta la disponibilità al contatto fisico, all’apertura e alla socievolezza. Anche la postura è importante per comprendere alcuni atteggiamenti, ad esempio lo stare in piedi, se accompagnato dall’inclinazione del capo all’indietro può indicare arroganza e supponenza così come le spalle abbassate, l’inclinazione in avanti e lo sguardo basso possono rilevare un atteggiamento umile e sottomesso.
La modalità dello stare seduti può indicare atteggiamento di fuga quando ci si pone sull’estremità della sedia e i piedi imitano la posizione del “passo pronto ai blocchi di partenza”, mentre quando la schiena è appoggiata all’indietro e le gambe accavallate indica relax e a volte presunzione. Anche la camminata se energica e cadenzata pare tipica dei soggetti sicuri di se, mentre passo indeciso e gamba trascinata quando si è insicuri e a disagio.
Infine possiamo segnalare anche l’abbigliamento tra gli aspetti della comunicazione non verbale, in quanto esprime anche esso il modo di essere del soggetto e i suoi atteggiamenti nei confronti degli altri; si può comunicare malessere o benessere attraverso l’accuratezza o la trasandatezza nel vestire, esprimere emozioni attraverso la scelta dei colori; l’indifferenza nel vestiario può suggerire disinteresse nei confronti delle relazioni altrui ( la maggior parte degli schizofrenici sono interessati in misura irrilevanti all’aspetto fisico e all’abbigliamento) così come un abbigliamento ricercato e accurato può manifestare il desiderio di fare una buona impressione.
Per concludere possiamo dire che la comunicazione non verbale è la forma di comunicazione più antica e sincera con cui possiamo avere a che fare, a questo proposito si può chiarire meglio l’importanza di questa forma di comunicazione prendendo l’esempio delle pellicole mute, come quelle di Charlie Chaplin, queste sono ancora oggi un chiaro esempio di come la comunicazione sia costituita non solo di parole.Attraverso i suoi film infatti l’artista riesce a divertire, commuovere, far riflettere il tutto senza usare il linguaggio parlato, segno di quanto la comprensione dell’animo umano passi prima che dalle parole, dal sapere osservare.
Per approfondimenti:
“Fondamenti di psicologia della comunicazione” di Luigi Anolli
Articolo a cura della Dott.ssa Sofia Prosia,
Laureata in Psicologia Cognitiva