“Io vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diverso. Un mondo più giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a sé stessi. Ecco da dove dovremmo cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare quello che insegniamo ai nostri figli”.
ChimamandaNzogiAdichie
Uomini e donne sono diversi.
Sul piano biologico, le donne possono avere figli, gli uomini no. Gli uomini sono sempre stati considerati dotati di forza fisica maggiore rispetto alle donne.
Gli uomini occupano più posti di potere o di prestigio rispetto alle donne.
Dunque, gli uomini hanno da sempre governato il mondo.
Al giorno d’oggi, nulla è cambiato.
Negli ultimi anni, infatti, si è sentito spesso parlare di differenze e disuguaglianze di genere, facendo riferimento ad un fenomeno sociale in cui vengono esaltate le differenze tra donne e uomini.
Il termine “genere” deriva dal latino genus ossia “generare”, facendo riferimento soltanto a differenze biologiche. Negli anni ’70, tale significato è andato oltre gli aspetti biologici, riferendosi piuttosto alle differenze di identità maschili e femminili; dunque, attraverso la socializzazione, donne e uomini acquisiscono modi di sentire e di interagire, regole comportamentali che danno origine alle differenze di genere. Il genere consente quindi a donne e uomini di essere riconosciuti e di riconoscere gli altri in base a gesti, modi d’esprimersi e di apparire più o meno standardizzati; al contempo esso condiziona e limita le possibilità delle persone di esprimere i propri gusti, i propri desideri, i propri progetti che possono differire dai canoni stabiliti dalla società in cui viviamo (Sartori, 2009).
Le relazioni tra le identità maschili e le identità femminili, le idee circa i ruoli a loro appropriati, sono proprio determinati dalla società in cui viviamo, attribuendo maggior potere e privilegi agli uomini, considerando le donne, invece, subordinate ad essi. La nostra società, infatti, ha dato da sempre per scontato che le donne fossero emotive, gentili, accomodanti, e volte al sacrificio mentre gli uomini sono rappresentati come combattivi, razionali e coraggiosi e autonomi (Pojaghi e Fermani 2009). Il fenomeno delle differenze di genere ha un impatto evidente a livello familiare, sociale e professionale; infatti, durante l’emergenza sanitaria a causa del Covid-19, dai dati Istat è emerso che la maggior parte delle persone che hanno perso il posto di lavoro sono state soprattutto donne. Pertanto, queste differenze e disuguaglianze possono essere racchiuse nella categoria “stereotipi di genere” che definiscono quindi quali comportamenti, atteggiamenti sono più “appropriati” nelle diverse situazioni sociali, in base al genere di appartenenza.
Esiste un modo per annullare questi stereotipi di genere? Bisognerebbe innanzitutto cambiare il nostro modo di pensare, che la persona più qualificata per comandare non è quella più forte, bensì è quella più intelligente, la più creativa, la più innovativa. Bisognerebbe insegnare agli uomini che anche loro hanno diritto di manifestare le loro emozioni senza paura di essere considerati deboli. Bisognerebbe insegnare alle donne che hanno il diritto di dimostrare la loro ambizione e la loro sicurezza senza aver paura di essere considerate arroganti e poco femminili. Il problema del genere è che stabilisce come donne e uomini dovrebbero essere piuttosto che riconoscere come effettivamente sono. Provate a pensare a quanto saremmo più felici, a quanto ci sentiremmo più liberi di essere chi siamo veramente, annullando il peso delle aspettative legate al genere.
Fonti:
- Sartori, F. (2009). Differenze e disuguaglianze di genere. Il mulino.
- Pojaghi Barbara e Fermani, Alessandra (2009) Il ruolo del conflitto nella presa di coscienza degli stereotipi di genere, in Ines Corti (a cura di), Universo femminile e rappresentanza politica, Macerata, eum, 273-288. Culture socaliazzative, identità e differenze di genere Isabella crespi.
- ChimamandaNzogiAdichie, (2015) Dovremmo essere tutti femministi. Einaudi.
Articolo a cura della dott.ssa Perla Angilletta
Laureata in Psicologia dei gruppi, delle comunità e delle organizzazioni
perlaangilletta@gmail.com