
Tutta la musica è semplicemente una sequenza di impulsi che convergono verso un punto di riposo definita.
(Igor Stravinsky)
Il rapporto tra gli esseri umani e la musica è profondo e radicato fin dall’antichità. Proprio per la capacità della musica di suscitare emozioni e influenzare lo stato d’animo, ha costantemente accompagnato la vita delle persone a livello individuale e di massa: quando si è tristi o felici, mentre si svolge attività fisica, la musica viene trasmessa nei luoghi di ritrovo attraverso la radio e la televisione.
Gli studi che dimostrano i benefici dell’ascolto della musica a livello fisico e a livello dell’umore sono tantissimi; infatti non dobbiamo stupirci se troviamo la musica nei contesti più inusuali come nelle sale operatorie poiché è stato osservato come questa sia in grado di migliorare la performance dei chirurghi.
Nonostante gli aspetti positivi dell’ascolto della musica siano innumerevoli, esiste una patologia che rende la musica poco piacevole o addirittura insopportabile ad alcune persone. A partire dagli anni ’80 gli studi riguardanti i disturbi neuropsicologici si sono concentrati sempre di più sulla percezione della musica, identificando appunto le amusie, distinte poi in congenite e acquisite.
Nell’amusia congenita vi è un deficit funzionale che interessa la parte fronto-temporale del cervello e provoca un’errata elaborazione musicale: nello specifico il cervello non è in grado di elaborare l’altezza dei suoni e di conseguenza, le persone che soffrono di questa patologia hanno difficoltà a riconoscere e cantare una melodia anche se già ascoltata, senza l’aiuto del testo oppure non riesce a comprendere la differenza tra un brano di musica classica e uno rock.
Invece nell’amusia acquisita, che può essere causata da traumi cerebrali o lesioni, si trova molta difficoltà nel comprendere, eseguire e apprezzare la musica; infatti spesso le persone colpite da questo tipo di sofferenza può percepire la musica come irritante e sgradevole.
È importante specificare che le persone affette da amusia non hanno problematiche fisiche, quindi non sono sorde e non hanno difficoltà vocali. Esse sono circa il 4% della popolazione mondiale ma, mentre nei soggetti giovani è possibile ottenere un miglioramento di questa condizione grazie a specifici esercizi eseguiti con regolarità, negli adulti risulta essere irreversibile.
Molti degli individui “amusici” non sono consapevoli che il loro senso di inadeguatezza verso la musica ha un nome e che negli ultimi anni ha suscitato notevole interesse nel campo della neuropsicologia.
Se per qualcuno di noi è impensabile una vita senza la musica, per chi invece soffre di questa patologia, una vita senza di essa sarebbe sicuramente migliore.
Bibliogragia
https://www.dismamusica.it/index.php/2020/11/13/la-musica-nella-storia-la-musica-che-fa-storia/
https://www.repubblica.it/salute/2021/01/18/news/musica_in_sala_operatoria_mette_d_accordo_medici_e_pazienti_riduce_lo_stress_e_il_dolore-282065652/
https://nepsi.it/amusia-e-cervello-quando-la-musica-non-e-un-piacere/
https://www.ilmessaggero.it/salute/focus/amusia_incapacita_capire_musica_difficolta_distinguere_melodia-5340419.html
Articolo a cura della Dott.ssa Margherita Di Cesare
Laureata in Psicologia Covgnitiva
margheritadicesare@gmail.com