
“L’ Alzheimer è particolarmente triste e orribile perché il paziente perde il proprio Io molto prima che il corpo muoia”.
Jonathan Franzen
Con disturbo neurocognitivo, o demenza, si intende il decadimento delle capacità intellettive, dell’apprendimento e delle capacità mnemoniche, connesso inoltre a deficit comportamentali. Tutto questo pone l’individuo che ne è affetto ad avere difficoltà nel portare a termine le attività quotidiane, nella comunicazione e nel condurre una vita autonoma.
Ci sono diverse forme di disturbo neurocognitivo:
● Disturbo neurocognitivo lieve;
● Disturbo neurocognitivo dovuto a malattia di Alzheimer;
● Disturbo neurocognitivo vascolare;
● Disturbo neurocognitivo dovuto a malattia di Parkinson;
● Demenza con corpi di Lewy.
Ci soffermeremo sul disturbo neurocognitivo dovuto a Demenza di Alzheimer.
Esso è la forma più diffusa di demenza connessa all’invecchiamento. Tale malattia insorge nella maggior parte dei casi dopo i 60 anni e la causa del disturbo è in parte associato ai fattori genetici dell’individuo.
I sintomi che potrebbe presentare un individuo con disturbo neurocognitivo sono:
● Difficoltà nell’orientamento spazio-temporale: ad esempio l’anziano potrebbe avere difficoltà nel dire che giorno è oggi oppure potrebbe avere difficoltà nel ritrovare la propria abitazione;
● Difficoltà nel ricordare fatti avvenuti di recente: in questo caso l’anziano affetto da Alzheimer potrebbe aver dimenticato che la nipote di recente si è sposata;
● Difficoltà nel linguaggio: l’assistito potrebbe avere difficoltà nel pronunciare o nella comprensione delle parole più semplici, come pane;
● Disturbi nel pensiero: ad esempio l’anziano potrebbe pensare che sia perseguitato costantemente da qualcuno;
● Difficoltà nella coordinazione e nel movimento: l’anziano che ha problemi in queste aree di funzionamento, potrebbe avere per esempio, difficoltà nell’aprire o chiudere la mano;
Lo strumento che viene richiesto per verificare l’esistenza di una demenza di Alzheimer è la valutazione neuropsicologica che comprende una serie di test standardizzati e scale cliniche che consentono di descrivere il profilo delle funzioni cognitive di un individuo per capire quali di queste sono deficitarie o meno. Successivamente, si programma un piano individualizzato specifico per ogni individuo che include l’intervento della stimolazione cognitiva; quest’ultima mira al rallentamento del declino cognitivo stimolando infatti le funzioni cognitive residue.
L’obiettivo della stimolazione cognitiva è aumentare il grado di benessere psicofisico dell’anziano e la sua autonomia, andando ad alleggerire non solo le sue angosce e frustrazioni ma anche del caregiver che lo accudisce.
Bibliografia
Alzheimer’s Disease International – World Alzheimer Report 2009. Nature outlook – Alzheimer’s disease 14 luglio 2011 / Vol 475/Edizione n. 7355.
Articolo a cura della dott.ssa Simona Coccia
Laureata in Psicologia clinica e della salute
simonacoccia1990@gmail.com