
“Non si vede bene che col cuore;
l’essenziale è invisibile agli occhi”
Antoine De Saint-Exuperey
Tratto da “Il piccolo principe”
L’intelligenza emotiva (EQ) è la capacità di un individuo di saper riconoscere, identificare e gestire le proprie emozioni e quelle degli altri con il fine di raggiungere determinati obiettivi. Negli anni 90 gli psicologi statunitensi P. Salovey e J. Mayer furono i primi a parlare di intelligenza emotiva definendola come “la capacità di percepire emozionie saperle generare per sostenere il pensiero razionale, comprendere sentimenti altrui, e saperli gestire in modo da promuovere la crescita, intellettuale ed emotiva” (Mayer e Salovey, 1997). Secondo i due psicologi, l’intelligenza emotiva comprendeva quattro capacità, correlate l’una all’altra:
· Percezione delle emozioni: intesa come la capacità di sentire e riconoscere le emozioni non solo proprie ma anche quelle altrui;
·Uso delle emozioni: ossia la capacità di utilizzare le emozioni per applicarle ad attività come pensare e risolvere i problemi;
·Comprensione delle emozioni: ossia la capacità comprendere le emozioni e la loro evoluzione nel tempo;
·Gestione delle emozioni: ossia la capacità di gestire e regolare le emozioni proprie e altrui.
Negli anni, il concetto di intelligenza emotiva ha subito varie modifiche ed è grazie a Daniel Goleman che nel 1996, con la pubblicazione del suo libro "Intelligenza Emotiva: Che cos'è e perché può renderci felici",è diventato oggetto di studio sia in ambito psicologico che nell'ambito dell'organizzazione aziendale.Nei decenni addietro, le emozioni erano considerate - culturalmente - come fattori secondari, subordinati alle attività superiori, ossia all’intelletto. Goleman ha il merito di aver rivoluzionato il concetto di emozione, affermando che esse sono risorse essenziali per gli uomini e per la loro vita, personale e collettiva. Secondo Goleman, il concetto di intelligenza emotiva fa riferimento alla “capacità di riconoscere i nostri sentimenti e di quelli degli altri, di motivare noi stessi, e di gestire positivamente le nostre emozioni, tanto interiormente, quanto nelle relazioni sociali”.Goleman afferma che l’intelligenza emotiva comprende:
· Consapevolezza di sé: ossia la capacità di riconoscere in termini di emozioni i propri punti di forza ed i propri punti di debolezza, la capacità di padroneggiare le proprie emozioni e riconoscere come esse possono influenzare gli altri;
· Motivazione: la capacità di trasformare i pensieri negativi in positivi che possano motivare sé stessi e gli altri;
· Empatia: la capacità di percepire e comprendere gli stati d’animo propri e altrui;
· Abilità sociale: dunque la capacità di coordinare le relazioni con le persone con lo scoposcopo di "indirizzarle" verso il raggiungimento di un determinato obiettivo.
Dunque, secondo l’autore, ogni individuo è dotato di un’intelligenza emotiva generale e, il grado di tale intelligenza ne determina la probabilità di apprendere – in un secondo momento - le capacità emotive sopra elencate. L’intelligenza emotiva è il frutto dell’interazione tra componenti biologiche-emotive di base e componenti sociali e culturali. È grazie all’esperienza quindi che le capacità emotive di base possono trasformarsi in capacità emozionali di grado superiore. Goleman affermava infatti, che sin da piccoli e in qualsiasi istituzione sociale, che va dalla famiglia alla scuola e poi al mondo lavorativo, è importante motivare gli individui a sviluppare le competenze emotive e relazionali e non solo le competenze cognitive e tecniche in quanto, l’intelligenza emotiva è uno strumento importante per il successo lavorativo - soprattutto nel campo del business e della leadership - e per un benessere psicologico generale. In campo lavorativo, infatti,l’intelligenza emotiva è di vitale importanza affinché gli individui possano imparare le competenze professionali essenziali per avere successo: per intenderci,se una persona è carente nelle abilità sociali, non riuscirà a persuadere o a ispirare gli altri, ne tantomeno a diventare leader di un gruppo, oppure, chi ha una consapevolezza di sé scarsa tende a sottovalutarei propri punti di debolezza e, al contempo, non avrà fiducia nelle proprie potenzialità sviluppando così rapporti conflittuali con i propri colleghi. Pertanto,vari sono i benefici dell’intelligenza emotiva, in tutti gli aspetti della vita quotidiana: l’intelligenza emotiva aiuta ad avere relazioni sociali migliori in ambito familiare, sentimentale, lavorativo, aiuta ad avere un migliore rendimento scolastico; chi possiede un buon livello di intelligenza emotiva pare abbia maggior probabilità di ricevere soddisfazioni dalla propria vita, di possedere un elevato livello di autostima e un minor livello di insicurezza. Possiamo affermare in conclusione che esiste sia un’intelligenza di tipo cognitivo, sia un’intelligenza emotivo-emozionale considerata di pari importanza alla prima, che permette di comprendere meglio sé stessi e di interagire in modo adeguato con gli altri. Detto ciò, per avere successo nella vita in generale e nell’attività professionale in particolare, non ènecessario possedere soltanto un elevato quoziente intellettivo(QI), occorre bensì anche una intelligenza emotiva che permetta di essere “competenti” anche da un punto di vista relazionale.
Fonti:
· SALOVEY P., MAYER J.D. (1990). Emotional intelligence. Imagination, Cognition and Personality, 9, 185-211.
· Golemann, D. (1996). Intelligenza emotiva: che cos’è e perché può renderci felici.
Articolo a cura della dott.ssa Perla Angilletta
Laureata in Psicologia dei gruppi delle comunità e delle organizzazioni
perlaangilletta@gmail.com