
“E quando trovi il coraggio di raccontarla, la tua storia, tutto cambia. Perché nel momento stesso in cui la vita si fa racconto, il buio si fa luce e la luce ti indica una strada.”
Ferzan Özpetek
È storico tutto ciò che segue l’umana decisione di mettere la realtà per iscritto. Innegabile è quindi il valore della scrittura in un mondo in cui tutto ciò che è noto o che potrebbe diventarlo, è frutto di secoli e secoli di narrazioni. Ma è questo l’unico potere della scrittura? Quali conseguenze sono frutto del narrare? Quali del narrare sé stessi?
Parlare di racconto autobiografico in un epoca in cui predomina un più immediato culto dell’immagine potrebbe apparire anacronistico, invece mai come oggi si assiste ad un profondo desiderio di raccontarsi. Il cinema, la musica, la letteratura, la poesia, sono tutte forme d’arte in cui la narrazione del vissuto personale rappresenta una percentuale considerevolmente alta, che ispira l’autore e genera nel lettore, spettatore, ascoltare, un senso di familiarità, appartenenza. Quell’intreccio di parole creano un vortice che ci coinvolge e dolcemente ci culla verso un fondo dove scorgiamo il senso, la riflessione, una parte di noi stessi. Molto di più, la forma più intima di racconto autobiografico rappresentata dal diario; è un’abitudine che favorisce lo sviluppo di un’identità coerente e coesa. Assumere il ruolo momentaneo di spettatore dei fatti, consente di prendere confidenza con sé stessi, esplorarsi, scrutare quelle che sono le emozioni più recondite che vengono fuori solo a seguito di un’uscita momentanea dal ruolo di protagonista. Quello che si verifica è un distacco emotivo che consente sia una mitigazione delle resistenze verso i contenuti di ciò che si sta narrando, sia un’esternalizzazione del focus attentivo, genitrice di una visione più oggettiva della realtà. Tale attività viene spesso definita come uno “sfogo”, infatti in termini psicologici favorisce un senso di benessere: lo stato generale di salute migliora, le relazioni interpersonali si indirizzano verso cambiamenti positivi a seguito di un miglioramento degli atteggiamenti individuali, aumenta il proprio senso di efficienza. In psicoterapia infatti, la scrittura introspettiva viene proposta come metodo di autoconsapevolezza: solo esplorando sé stessi è possibile approfondire la direzione verso la quale la nostra esistenza si dirige. Il racconto autobiografico favorisce inoltre uno sviluppo nel tempo del senso di sé: collocando gli eventi accaduti, le emozioni provate, i rapporti coltivati, lungo un continuum storico, si superano la casualità e l’occasionalità del presente, affacciandosi ad un immaginario futuro alla luce di ciò che è già accaduto e quindi che potrebbe accadere. Ciò non significa fuggire dal presente ma al contrario pensarlo con maggiore consapevolezza, dunque propendersi con occhio cosciente verso il futuro. Inoltre, partendo da tale consapevolezza, sarà possibile esercitare questo tipo di attenzione anche verso le storie di vita altrui, con una sensibilità volta alla necessità di promuovere il benessere del singolo. Si incrementa e si coltiva un senso di ricerca della problematicità, un mettere sé stessi in discussione, allontanandosi dal pericoloso pensiero che la nostra identità nasca come un’isola vergine per morire cristallizzata, con i porti chiusi per non permettere al mondo di attraccare, scacciando i naufraghi poiché potenziali agenti di contaminazione. La vita è di per sé sfida e contraddizione, esatta antitesi di tutto ciò che è rigido, fermo, statico, immutabile. Dunque, quando parliamo di benessere psicologico dobbiamo allontanarci dall’idea secondo cui la conservazione di schemi di vita rappresenta un tasso che mantiene stabile il livello del nostro equilibrio, anzi. Sapersi mettere in discussione, abitare le proprie complessità e contraddizioni, vivere nella consapevolezza che la vita stessa non sia altro che un percorso di crescita continuo: questo è l’atteggiamento necessario per mantenere un sano equilibrio e la narrazione di sé certamente ne incrementa lo sviluppo.
Bibliografia:
https://psycommunity.it/articoli_divulgativi/quando-la-persona-si-racconta/
https://www.stateofmind.it/2017/04/narrazione-pratica-clinica/
A cura della Dott.ssa Bovalino Valeria
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
bovalinovaleria@gmail.com