
"Volevo urlare quello che sentivo, ma sono rimasto zitto per paura di non essere capito"
Charles Bukowski
La malattia di Alzheimer è una delle malattie più debilitanti sia a livello fisico che morale per tutti gli assistiti affetti; con l’evoluzione e l’aggravarsi della malattia stessa, i sintomi fisici e psichici aumentano, portando la persona a non essere più autosufficiente. Le persone con demenze vengono seguite e monitorate dal personale esperto, ma molto spesso sono i familiari stessi a prendersene cura giornalmente, ricoprendo il ruolo di caregiver.
L’incomprensione verso la malattia e le conseguenze che causano, per il familiare si traducono in malessere psicologico e fisico, in quanto tutte le energie e pensieri tendono ad essere incanalati verso il proprio caro, malato.
Questo porta a ripercussioni a livello personale profonde per il caregiver, perché si sviluppano due pensieri persistenti opposti: il primo è rappresentato dal vedere la persona che amano aggravarsi sempre di più fino a diventare completamente dipendenti dalle loro cure; il secondo è salvaguardare sé stessi e non provare rabbia o dolore verso l’assistito perché si desidera avere più tempo per sé stessi.
Avere un familiare affetto da Alzheimer porta spesso il caregiver stesso a manifestare sintomi di esaurimento sia fisico che psicologico, cambiamenti profondi nelle proprie relazioni sociali e nella propria routine quotidiana.
In alcuni studi si evidenzia come i caregiver riportino di pensare costantemente alla malattia, al proprio assistito e al non riuscire a prendersene cura; questi pensieri intrusivi portano a sviluppare stress, depressione e isolamento.
Molto spesso le relazioni della persona che assiste un malato di Alzheimer si consumano fino a scomparire, anche se diversi studi hanno costatato che una buona rete sociale, il supporto di amici e familiari e l’aiuto tecnico specifico di personale del campo, aiuta il caregiver nel ripristino e mantenimento della sua salute e del suo benessere.
Dunque un maggior supporto sociale può far percepire un minor carico di ansia e stress alla persona con un familiare malato, grazie anche alla possibilità di condividere le preoccupazioni e le emozioni negative.
Bibliografia:Daga, E., Corvo, E., Marucci, A. and Sansoni, J. (2014) “L’esperienza dei caregiver primari che assistono a domicilio le persone affette dalla Malattia di Alzheimer [Alzheimer'sdisease and caregiversexperience in home care]”. Professioni infermieristiche, 67 (1). pp. 5-14. ISSN 0033-0205.
Jana C. Saunders(2003) “Families Living with Severe MentalIllness: A Literature Review”. Issues in MentalHealth Nursing, 24(2):175-98.
A cura della Dott.ssa Marrone Francesca
Laureata in scienze e tecniche psicologiche
Francesca.marrone@studenti.unich.it