
L’ invecchiamento attivo è stato definito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2002 come "il processo di ottimizzazione delle opportunità di salute, partecipazione e sicurezza per migliorare la qualità della vita delle persone che invecchiano". Numerosi studi internazionali testimoniano infatti il legame positivo esistente tra l’invecchiare in maniera attiva e i benefici sulla salute fisica e psicologica, inclusa la percezione di una maggiore qualità e soddisfazione della vita.
Invecchiamento attivo significa essere attivi o attivarsi in maniera formale o informale in uno o più ambiti della sfera sociale (mercato del lavoro, volontariato, relazioni sociali, educazione permanente, assistenza a familiari con disabilità, fare i nonni, ecc.) o anche personale (attività del tempo libero, hobby, turismo, giardinaggio, musica, ecc.), scegliendo liberamente l’attività o le attività nelle quali impegnarsi, a seconda delle proprie aspirazioni e motivazioni. In considerazione dei suoi effetti positivi sugli individui, l’invecchiamento attivo può essere considerato uno strumento di prevenzione per aspirare quanto più possibile a un invecchiamento in salute. C’è dunque una sostanziale differenza concettuale tra invecchiamento attivo (active ageing) e invecchiamento in salute (healthy ageing), in quanto il primo è un mezzo (tra altri strumenti di prevenzione, come, ad esempio, un’alimentazione corretta, ecc.) per aspirare al secondo, che è il fine.
Tuttavia, il concetto di invecchiamento attivo non riguarda soltanto la sfera individuale ma anche quella sociale, in quanto i suoi benefici sono evidenti anche per la società nel suo complesso, dal momento in cui l’invecchiamento attivo può essere considerato uno strumento utile per contribuire a risolvere alcune delle principali sfide legate all'invecchiamento della popolazione, che non sempre è attivo o positivo. Tra le molteplici ragioni per cui è opportuno promuovere l’invecchiamento attivo al livello macro, una delle principali è quella demografica in quanto l’Europa sta diventando un continente che ospita sempre più un’alta percentuale di anziani, e ciò è ancor più vero per l’Italia.
Inoltre l’invecchiamento attivo può comportare un prolungato apporto produttivo da parte delle persone anziane (nel mercato del lavoro, nel volontariato, come tutor dei giovani, ecc.). Si potrebbero considerare quindi anche altri aspetti, dato che la vecchiaia è una questione globale. La popolazione anziani potrebbe essere più funzionale e più integrata nella società e rispondendo alle loro esigenze potremmo valorizzare tutto quello che hanno da offrirci.
Bisognare tenere a mente che l’invecchiamento attivo riguarda tutti, in quanto non importa quanti anni abbiamo oggi, tutti raggiungeremo la terza età.
Bibliografia:
Lucantoni, D., Principi, A., Socci, M., Zannella, M., Barbabella, F. (2022) Active Ageing in Italy: an evidence-based model to provide recommendations for policy making and policy implementation. International Journal of Environmental Research and Public Health, 19(5), 2746
Articolo a cura della Dott.a Angela Grisolia
Laureata in Neuroscienze Cognitive
Angelagrisolia98@gmail.com