
Nell’articolo del lunedì si è parlato del tema delle barriere architettoniche, di quanto queste siano presenti nella nostra società e di come limitino in maniera fisica lo svolgimento di normali attività da parte dei soggetti con disabilità fisiche. L’articolo si è concluso, accennando a quelle che dovrebbero essere le accortezze da parte dei cittadini nel cercare di garantire il libero accesso a tutti.
Viene quindi da chiedersi se le barriere, oltre ad essere gli ostacoli strutturali, siano proprio limiti sociali (non generalizzabili a tutti i cittadini) dettati dalla superbia di alcuni esseri umani. Basta pensare che quella che a noi può sembrare un’azione innocente, come parcheggiare per qualche minutonel posto riservato ai disabili, può determinare un grave disagio alla persona portatrice di handicap che in quel minuto in cui noi stiamo occupando il suo posto, ha la necessità di sostare per svolgere le proprie faccende.
Queste negligenze possono creare dispiaceri e disagi alle persone che le subiscono in quanto fanno percepire come se ci fosse una differenza, e molte volte, la libertà di movimento che dovrebbe essere propria di ognuno. Possiamo parlare di barriere sociali anche in ambito lavorativo, in quanto, nonostante vi siano norme che regolino l’assunzione e l’inserimento delle persone con disabilità nel mondo del lavoro, si riscontrano comunque resistenze da parte degli stessi datoriche giustificandosi con la scusa dei tempi burocratici, rimandano l’inizio dell’impiego.
Quindi, è bene:
- comprendere le necessità dell’altro, semplicementerispettandone i diritti e le esigenze;
- includere chi è affetto da una disabilità fisica, coinvolgendolo nelle attività sociali come possono essere le uscite o il prendere parte ad un’attività sportiva
- creare strutture adatte, in termini infrastrutturali, ad accogliere le persone con disabilità, quindi abbattere e non creare più tutti quelli ostacoli che si possono definire barriere.
Partendo da piccoli gesti attuabili da ognuno di noi, che non comportano sacrifici o privazioni, si può fare molto per farsi che anche qui ha delle limitazioni oggettive, possa vivere al meglio e non sentirsi diverso.
Articolo a cura della Dott.a Martina Forestieri
Laureata in Neuroscienze cognitive
Martina.forestieri@outlook.it