
Precedentemente, è stata analizzata la sintomatologia correlata al disturbo disprassico; ci si riferisce nello specifico a soggetti che possono presentare una ridotta capacità di pianificare e di conseguenza mettere in atto alcuni gesti quotidiani.
Ad oggi, rimane ancora un disturbo poco conosciuto. Riconoscere i segnali è importante per poter intervenire tempestivamente e poter garantire a questi soggetti di poter svolgere una vita al pari degli altri.
In Italia, esiste un’organizzazione che si occupa della Disprassia e che offre sostegno, ricerca continua e varie forme di intervento a chiunque ne abbia bisogno. L’organizzazione di cui si parla è l’AIDEE che è aperta non solo ai caregiver dei soggetti affetti da disprassia ma anche a specialisti in formazione o figure di ambienti esterni che devono sostenere i soggetti disprassici (ad esempio, gli insegnanti). Lo scopo di questa organizzazione è semplicemente rivolto alla diffusione di informazioni per riconoscere il disturbo e intervenire.
La fondatrice dell’organizzazione, Dott.ssa Sabbadini, ha introdotto ilMetodo SABBADINI. L’esperta ha concretizzato,tramite questo metodo, un nuovo approccio multisistemico integrato:la diagnosi si basa sul singolo e varia da soggetto a soggetto. Il metodo prevede una terapia per il singolo che coinvolge le persone che si occupano di lui includendo quindi sia caregiver che familiari.
Il metodo SABBADINI coinvolge diversi ambiti da tenere in considerazione:
- la coordinazione motoria prassico: per gli interventi vanno distinti i deficit prassici e deficit di coordinazione motoria;
- la neurosensorialità: l’interazione tra il bambino e l’ambiente circostante viene ritenuta fondamentale per lo sviluppo cognitivo;
- le componenti emotive: le emozioni negative possono alterare l’attenzione e l’auto-controllo;
- le competenze linguistiche: devono essere distinti i deficit linguistici e i deficit funzionali per escludere altri disturbi del linguaggio o le diverse forme con cui può presentarsi il disturbo stesso;
- le funzioni esecutive: queste si basano su continui processi di autoregolazione e autocontrollo e sono potenziate tramite processi di feed-back nella ripetizione di azioni;
- l’attività sportiva: essa conferisce alcuni benefici non solo a livello fisico ma anche emotivo.
Diffondere conoscenza è importante per poter comprendere il disturbo in tutte le sue forme ed essere pronti ad intervenire e non sottovalutare i sintomi; la disprassia consente infatti di poter avere ugualmente una buona qualità di vita, in termini sociali e di adattamento.
Per maggiori informazioni:
Articolo a cura della Dott.a Binni Chiara
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
E-mail: binnichiara36@gmail.com