
Negli scorsi articoli ci siamo dedicati all’approfondimento dei sintomi che rientrano nel quadro dell’anoressia e delle conseguenze che questa comporta sul piano cognitivo e psicologico, oltre che dell’arteterapia come strumento per affrontare il disturbo.
È facile comprendere come le complesse dinamiche che questa condizione crea si riflettano sulle relazioni familiari. Che cosa significa, allora, vivere con una persona che soffre di anoressia?
Molto spesso, in questi casi, la figura del caregiver coincide con quella genitoriale. Depressione, ansia, isolamento sociale sono solo alcune delle conseguenze che derivano dal pesante burden legato alla gestione di figli con disturbi alimentari.
Il momento della diagnosi, in particolare, può attivare vissuti di inadeguatezza, colpa e frustrazione legati alla sensazione di non aver potuto fare abbastanza o di non aver riconosciuto il problema immediatamente. Spesso i caregivers tendono a sentirsi responsabili rispetto all’esordio del disturbo, di aver fallito come genitori e,talvolta, la negazione della malattia può risultare un tentativo di allontanare questi vissuti, contribuendo a ritardare il momento della diagnosi. Questo comporta la tendenza a concentrare la propria attenzione sulle conseguenze fisiche, più che sulle cause psicologiche del disturbo, ritenendo che il problema possa risolversi semplicemente mangiando, considerandolo come un capriccio, una scelta consapevole, un tentativo di attirare l’attenzione.
Questi vissuti possono creare dinamiche che si autoalimentano: il distress influisce sul mantenimento dei sintomi, i quali creano ulteriore distress in tutto il circuito familiare.
I bisogni dei caregivers che vivono con persone affette da anoressia e altri disturbi alimentari, riguardano la necessità di essere maggiormente informati sul disturbo e di confrontarsi con persone che condividono la stessa esperienza per ottenere sostegno reciproco. Per questo, un tentativo di alleviare il burden e i vissuti emotivi disfunzionali può essere quello di partecipare a gruppi di supporto psicologico per conoscere, comprendere, condividere e disporre degli strumenti per affrontare il senso di colpa e combattere il disturbo.
Bibliografia:
https://disturbialimentariveneto.it/i-disturbi-del-comportamento-alimentare-dca/per-le-famiglie/
Articolo a cura della Dott.a Sabrina Di Pumpo
Laureata in Psicologia Clinica e della Salute
sabrina.dipumpo@libero.it