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La stimolazione cognitiva: alcuni esempi di esercizi di stimolazione cognitiva
Psicologia,

La stimolazione cognitiva: alcuni esempi di esercizi di stimolazione cognitiva

Dott.a Angela Grisolia

2023-07-28 12:46

Articolo a cura della Dott.a Angela GrisoliaLaureata in Neuroscienze Cognitive

Riabilitazione ed interventi psicosociali nelle demenze -Terapia di Stimolazione Cognitiva
Psicologia,

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Dott.a Angela Grisolia

2023-07-24 12:36

Articolo a cura della Dott.a Angela GrisoliaLaureata in Neuroscienze Cognitive

Il Triangling nella teoria di Bowen – Cos’è e i rischi associati
Psicologia,

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Dott.a Chiara Binni

2023-07-20 12:17

Articolo a cura della Dott.a Binni ChiaraLaureata in Psicologia Clinica e Della Salute

La Teoria dei Sistemi Familiari di Bowen – L’individuo come parte della famiglia
Psicologia,

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Dott.a Chiara Binni

2023-07-18 10:10

Articolo a cura della Dott.a Binni Chiara, Laureata in Psicologia Clinica e Della Salute

Gruppi Di Automutuo-Aiuto (Ama) – Regole comportamentali
Psicologia,

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Dott.a Chiara Ascenzo

2023-07-13 09:47

Articolo a cura della Dott.a Chiara AscenzoLaureata in Psicologia Clinica e della Salute

Gruppi Di Automutuo-Aiuto (Ama) – Come si costituisce un gruppo AMA?
Psicologia,

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Dott.a Chiara Ascenzo

2023-07-13 09:41

Articolo a cura della Dott.a Chiara AscenzoLaureata in Psicologia Clinica e della Salute

NEET- 3 consigli per sostenere e migliorare la condizione generazionale
Psicologia,

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Dott.a Martina Forestieri

2023-07-06 10:52

Articolo a cura della Dott.aMartina ForestieriLaureata in Neuroscienze Cognitive

NEET - Una generazione di disoccupati
Psicologia,

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Dott.a Martina Forestieri

2023-07-06 10:05

Articolo a cura della Dott.a Martina ForestieriLaureata in Neuroscienze cognitive

Pet therapy – Il mio migliore amico
Psicologia,

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Alessia Spinozzi

2023-06-28 18:40

Articolo a cura di Alessia SpinozziLaureanda in Scienze e Tecniche Psicologiche.

Pet Therapy – Un animale come cura
Psicologia,

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Alessia Spinozzi

2023-06-28 18:31

Articolo a cura di Alessia SpinozziLaureanda in Scienze e Tecniche Psicologiche.

Binge Eating Disorder – Consigli per il trattamento
Psicologia,

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Dott.ssa Sabrina Di Pumpo

2023-06-20 13:49

Articolo a cura della Dott.a Sabrina Di PumpoLaureata in Psicologia Clinica e della Salute

Binge Eating Disorder – Quali i segnali per riconoscerlo?
Psicologia,

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Dott.ssa Sabrina Di Pumpo

2023-06-20 13:11

Articolo a cura della Dott.a Sabrina Di PumpoLaureata in Psicologia Clinica e della Salute

Mindfulness e prevenzione - benefici delle pratiche meditative sulla salute psicologica e fisica
Psicologia,

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Dott.a Angela Grisolia

2023-06-14 11:44

Articolo a cura della Dott.a Angela GrisoliaLaureata in Neuroscienze Cognitive

Mindfulness e Invecchiamento Attivo - Direzioni future per un mondo che invecchia
Psicologia,

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Dott.a Angela Grisolia

2023-06-14 10:22

Articolo a cura della Dott.a Angela GrisoliaLaureata in Neuroscienze Cognitive

La terapia sistemico relazionale – Psicopatologia e contesto familiare
Psicologia,

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Dott.a Chiara Binni

2023-06-08 09:40

Articolo a cura della Dott.a Binni ChiaraLaureata in Psicologia Clinica e Della Salute

Il sistema familiare - relazioni e influenze formano il Sè
Psicologia,

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Dott.a Chiara Binni

2023-06-08 09:33

Articolo a cura della Dott.a Binni ChiaraLaureata in Psicologia Clinica e Della Salute

Gruppi Di Automutuo-Aiuto (Ama) - Quali Tipologie Di Gruppi Esistono?
Psicologia,

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Dott.a Chiara Ascenzo

2023-06-01 11:16

Articolo a cura della Dott.a Chiara AscenzoLaureata in Psicologia Clinica e Della Salute.

Gruppi Di Auto- Mutuo-Aiuto (Ama)- Alleviare La Propria Sofferenza Attraverso La Solidarietà
Psicologia,

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Dott.a Chiara Ascenzo

2023-05-31 20:07

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Giovani adulti - Ritrovarsi nella crisi
Psicologia,

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Dott.a Martina Forestieri

2023-05-25 11:45

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I giovani adulti - Alla ricerca di un'identità
Psicologia,

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Dott.a Martina Forestieri

2023-05-25 10:48

Articolo a cura della Dott.a Martina ForestieriLaureata in Neuroscienze Cognitive

articolo del giorno

A chi fa bene scrivere? – Il potere del raccontarsi

2020-03-31 14:47

Dott. Alessandro Bortolotti

Psicologia,

A chi fa bene scrivere? – Il potere del raccontarsi

Tutti noi scriviamo quotidianamente, molti di noi hanno avuto nella propria vita un diario, un qualcosa su cui incidere le proprie “memorie".

Tutti noi scriviamo quotidianamente, molti di noi hanno avuto nella propria vita un diario, un qualcosa su cui incidere le proprie “memorie”, siano esse positive o negative, abbiamo utilizzato una penna o una matita come uno strumento di sfogo, ma quello che conta è la parola, la scrittura, poiché racchiude in poche lettere molti significati emozionali. Studi sperimentali sono stati effettuati di recente sul beneficio che porta questa sorta di “scrittura autobiografica” definita così da James Pennebaker (psicologo, professore presso l’università del Texas),  il primo ad effettuare molti esperimenti sui benefici prodotti con tale tecnica. Secondo Pennebaker scrivere e descrivere le situazioni difficili della propria vita serve, non solo a fare chiarezza in se stessi e a sfogarsi, ma può anche migliorare lo stato generale di salute personale, nonché modificare positivamente gli atteggiamenti e le relazioni interpersonali. Allo stesso autore si devono gli studi sperimentali dovuti all’analisi dei benefici quantificabili derivati dalla stesura dei testi autobiografici centrati sulle esperienze stressanti. Se ad oggi la psicologia sperimentale è in grado di dire qualcosa a proposito dei benefici della scrittura autobiografica e dei processi emozionali, cognitivi, sociali e comportamentali che si attivano con lo scrivere, è in gran parte merito degli studi effettuati da Pennebaker e dai suoi collaboratori. Tale strumento di elaborazione scritta degli eventi nasce sia in ambito psicoanalitico che in ambito delle neuroscienze, partendo dall’idea generale che la rievocazione e la traduzione in parole di fatti accaduti con una salienza emotiva, principalmente una situazione emotivamente traumatica, possa portare alla risoluzione di un disagio; in questo caso può migliorare il rapporto con il trauma stesso, aiutando la persona nella fase di accettazione del trauma, elaborando così le situazioni emozionali che verranno più positive rispetto alla realtà dei fatti.

 

Gli studi iniziali sulla scrittura autobiografica, come sempre in psicologia, vengono effettuati su studenti del corso di laurea di psicologia o scienze sociali, in questo caso Pennebaker divise in due principali tipologie di scrittura possibile riguardo ad eventi passati:

 

“eventi positivi” / “eventi negativi”

 

Il paradigma di Pennebaker prevedeva di dividere il compito di scrittura in 4 giorni, il primo dei quattro veniva spiegato ai partecipanti come iniziare il compito, veniva spiegato loro di non prestare attenzione agli errori grammaticali e alla correttezza del testo scritto, ma di utilizzarlo piuttosto come mezzo di sfogo delle proprie emozioni e di descriverle quanto più dettagliatamente possibile, ai fini di avere una riuscita migliore dell’esperimento. Il secondo, il terzo e il quarto giorno, veniva riscritto sul foglio consegnatogli dallo sperimentatore lo stesso evento descritto nel giorno precedente; vi era un giorno di differenza tra il compito, ovvero: scrittura-pausa, scrittura-pausa… finito il quarto giorno, il partecipante poteva decidere se strappare il foglio da lui completato, oppure leggerlo allo psicologo oppure ad una persona cara. Il test era totalmente anonimo al fine di rendere quanto più dettagliata possibile la descrizione dell’evento sia esso traumatico sia esso emotivamente positivo. Da tale studio emerse che gli studenti, subito dopo aver descritto le loro esperienze traumatiche si sentivano emotivamente scossi, soprattutto se essi descrivevano eventi traumatici piuttosto che eventi emotivamente superficiali; ma tale risultato ha anche un carattere decisamente positivo, ”scrivere pensieri e sentimenti più profondi relativi a propri traumi aveva innescato un miglioramento dell’umore, un atteggiamento più positivo e una salute fisica migliore nei giorni successivi al compito”.

 

Dopo lo studio di Pennebaker ne sono stati effettuati moltissimi sullo stesso paradigma di ricerca, modificando anche sesso, età, classe sociale, tempi di pausa e altre variabili, ma i risultati non si scostano affatto dallo studio iniziale di Pennebaker; vi è un altro fattore positivo che non è stato citato precedentemente, ovvero  “l’inibizione”; l’inibizione secondo Pennebaker è uno sforzo o un lavoro fisico, si ha un’inibizione attiva quando le persone si trattengono o si frenano coscientemente cercando di non pensare, sentire o agire. Per inibire attivamente i propri pensieri sentimenti o comportamenti è richiesto un lavoro fisiologico, tale inibizione produce alcuni cambiamenti fisiologici a breve termine e influisce sulla salute a lungo termine, con il passare del tempo tale “comportamento” influisce negativamente sull’organismo agendo come uno stressor cumulativo aumentando la probabilità di ammalarsi o di sviluppare altri problemi fisici e psicologici associati allo stress; l’inibizione attiva è associata anche a modificazioni del pensiero potenzialmente deleterio.

 

Non parlando di un evento inibito non lo traduciamo in parole e questo ci impedisce di comprenderlo e assimilarlo, di conseguenza le esperienze significative che vengono inibite appariranno probabilmente sotto forma di sogni, ruminazioni mentali e altri disturbi del pensiero analoghi. All’opposto dell’inibizione attiva vi è il “confronto”, termine utilizzato per riferirsi a chi parla o pensa attivamente all’esperienze significative e riconosce le proprie emozioni; analizzando criticamente l’evento traumatico.

 

Perché scrivere fa bene?

 

Riflettendo di tanto in tanto scrivendo su situazioni ambigue ed emotivamente coinvolgenti (sia esse positive che negative) che ci capita di vivere, si è constatato che aiuta in molti sensi, ad esempio facilita nella chiarificazione e nella soluzione di problemi di qualsiasi tipo, migliorando attenzione e memoria, aiuta ad essere spontanei, presenti e più in sintonia con gli altri, disponibili ad agire senza copioni; inoltre aiuta a gestire le reazioni emozionali con le altre persone. Nel 2003 Campbell e Pennebaker hanno classificato in tre categorie i vari processi di mediazione preposti per spiegare perché la scrittura espressiva produca i suoi effetti, tuttavia le categorie essendo molto simili tra loro tendono a sovrapporsi essendo ricchissime di relazioni reciproche. La prima categoria è l’abituazione, in questi termini parlare o scrivere di un trauma possa portare ad una analisi dettagliata dello stesso, modificando anche la propria visione e approcciandosi in maniera differente, la seconda categoria è quella dei pensieri intrusivi, tale categoria si riferisce alla parte più autobiografica poiché va ad analizzare l’evento eliminando i cosiddetti falsi ricordi o errori di memoria dovuti ad una distorsione e percezione del ricordo; terza ed ultima categoria è la categoria della cognizione, in tale categoria rientrano tutte le modifiche delle strutture cognitive causate dall’approccio.

 

A chi fa bene scrivere?

 

 La domanda appare scontata, non ha un “pubblico” target, infatti tale strumento è utile sia in ambito puramente cognitivo, che psicoanalitico ed esso non ha bisogno di essere utilizzato esclusivamente con pazienti con una specifica patologia. È consigliata anche per un corretto o miglior comportamento o gestione delle relazioni sociali. Quindi, riassumendo scrivere fa bene indipendentemente dall’età dal sesso e dallo stato di salute della persona.

 

“la scrittura non è magia ma, evidentemente, può diventare la porta d’ingresso per quel mondo che sta nascosto dentro di noi. La parola scritta ha la forza di accendere la fantasia ed illuminare l’interiorità”

 

Aharon Appelfeld

 

Dott. Alessandro Bortolotti

Psicologo