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I Test clinici per le demenze: l’importanza di una diagnosi precoce

Immagine del redattore: Dott.ssa Veronica GabrieleDott.ssa Veronica Gabriele



La demenza è un termine generico che indica una riduzione delle capacità cognitive, come memoria, linguaggio e abilità di ragionamento.

Lo studio di McKhann e colleghi (2011) fornisce delle linee guida che riguardano principalmente la diagnosi precoce e la classificazione della malattia, con l'obiettivo di migliorare la precisione e l'affidabilità della diagnosi.

La diagnosi precoce dell'Alzheimer è cruciale per la gestione del paziente, in quanto permette di avviare trattamenti che possono rallentare il decorso della malattia e si basa su criteri clinici, biomarcatori (l'amiloide e la tau nel cervello, che possono confermare il sospetto diagnostico) e valutazioni cognitive. Si enfatizza l'importanza di un approccio integrato che comprenda la valutazione della storia clinica del paziente, i risultati degli esami neurologici e delle indagini radiologiche, nonché l'uso di biomarcatori specifici per identificare i cambiamenti cerebrali associati alla malattia di Alzheimer, come la riduzione della massa cerebrale e la presenza di placche amiloidi.

I test per la diagnosi della demenza e dell'Alzheimer

Esame clinico e storia medica

La diagnosi dell'Alzheimer inizia spesso con un esame clinico completo e una valutazione della storia medica del paziente. Un medico esplorerà i sintomi cognitivi, psichiatrici e comportamentali, raccogliendo informazioni dalle famiglie e da altri testimoni. È necessario osservare un chiaro peggioramento delle funzioni cognitive, che può essere rilevato sia da report del paziente che da osservazione clinica.

Test neuropsicologici

I test neuropsicologici sono utilizzati per valutare le diverse funzioni cognitive, come memoria, attenzione, linguaggio e capacità visuo-spaziali.

- Montreal Cognitive Assessment (MoCA): è stato progettato come strumento per un rapido screening del deterioramento cognitivo lieve. Valuta diversi domini cognitivi: attenzione e concentrazione, funzioni esecutive, memoria, linguaggio, abilità visuo-costruttive, astrazione, calcolo e orientamento. Il MoCA può essere somministrato da chiunque capisca e segua le istruzioni, tuttavia, solo un professionista della salute con comprovata esperienza in campo cognitivo può interpretare i risultati. Il tempo di somministrazione del MoCA è di 10 minuti. Il massimo punteggio possibile è 30 punti; un punteggio uguale o superiore a 26 è generalmente indicativo di una funzione cognitiva normale.

- Mini-Mental State Examination (MMSE): è uno dei più comuni test di screening rapido, in grado di valutare in modo quantitativo la gravità del declino cognitivo e di monitorare i cambiamenti cognitivi nel tempo. Il test si compone di domande semplici che valutano diverse aree cognitive: orientamento spazio-temporale, attenzione e calcolo, richiamo mnemonico, linguaggio, prassia costruttiva. Il punteggio totale è compreso tra un minimo di 0 ed un massimo di 30 punti. Un punteggio uguale o inferiore a 18 è indice di una grave compromissione delle abilità cognitive; da 26 a 30 è indice di normalità cognitiva. Le indicazioni devono comunque essere considerate orientative, poiché esistono fattori di adeguamento legati all'età e al livello di istruzione e scolarità del soggetto. Il punteggio ottenuto può indicare un possibile declino cognitivo, ma non è specifico per l'Alzheimer. Tuttavia, il MMSE non dovrebbe essere utilizzato come unico strumento diagnostico per rilevare la demenza e, infatti, vengono proposte delle raccomandazioni per la sua applicazione clinica.

A differenza del MMSE, il MoCA è particolarmente utile per rilevare il deterioramento cognitivo lieve, una fase in cui i segni dell’Alzheimer potrebbero non essere ancora evidenti con test meno sensibili.

Imaging cerebrale

Gli esami di imaging, come la risonanza magnetica (RM) e la tomografia a emissione di positroni (PET), sono utilizzati per escludere altre cause di demenza e per monitorare i cambiamenti cerebrali associati all'Alzheimer. La RM è utilizzata per osservare l'atrofia cerebrale, che è comune nell'Alzheimer. La PET, con traccianti specifici come il radiofarmaco flutemetamolo, può rivelare l'accumulo di β-amiloide, una caratteristica distintiva dell'Alzheimer.

Test del liquido cerebrospinale (CSF)

Il prelievo del liquido cerebrospinale (CSF) può misurare i livelli di alcune proteine specifiche, come la β-amiloide, la tau e la fosfo-tau, che sono legate alla malattia di Alzheimer. Queste proteine fungono da "biomarcatori", ossia segni chimici che possono indicare la presenza e la gravità della malattia. Per un approccio più preciso e completo al processo diagnostico, è importante non solo utilizzare i biomarcatori nel CSF, ma anche integrarli con altri strumenti diagnostici come la risonanza magnetica (RM) e la tomografia a emissione di positroni (PET). Una combinazione di questi biomarcatori e tecniche d'immagine possono migliorare la precisione della diagnosi, aumentando la sensibilità e l'affidabilità della valutazione clinica.

Test genetici

I test genetici possono essere utilizzati per identificare mutazioni specifiche associate all'Alzheimer, come quelle nei geni APP, PSEN1 e PSEN2. Circa il 25% dei casi di Alzheimer è di tipo ereditario, con insorgenza precoce e rapida evoluzione. Le mutazioni nel cromosoma 21, che riguardano la proteina β-amiloide (APP), causano un eccessivo accumulo di questa sostanza nel cervello sotto forma di placche senili. Inoltre, le mutazioni nei cromosomi 14 e 1, che codificano per le proteine Presenilina 1 e 2, compromettono la funzione neuronale e la trasmissione dei segnali tra i neuroni.

Tuttavia, i test genetici non sono comunemente utilizzati per la diagnosi di routine poiché la maggior parte dei casi di Alzheimer è sporadica e non ereditaria.

 

In conclusione, la diagnosi dell'Alzheimer si basa su una combinazione di test clinici, neuropsicologici, di imaging e biomarcatori. La diagnosi precoce, supportata da test accurati, è fondamentale per avviare trattamenti tempestivi e migliorare la qualità della vita dei pazienti.

È fondamentale una valutazione approfondita e accurata dei sintomi e delle comorbilità per garantire una diagnosi specifica, sottolineando l'importanza di un approccio diagnostico integrato che consideri tutti gli aspetti rilevanti della condizione. 

Nonostante le sfide, i progressi nei test diagnostici stanno aprendo nuove possibilità per la diagnosi precoce e per l'accesso tempestivo a trattamenti che possano rallentare il decorso della malattia, migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti e delle loro famiglie.

 

Articolo a cura della Dott.ssa Veronica Gabriele

Laureata in Psicologia Clinica e della Salute

 

 

References

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· McKhann, G. M., Knopman, D. S., Chertkow, H., Hyman, B. T., Jack, C. R., Jr, Kawas, C. H., Klunk, W. E., Koroshetz, W. J., Manly, J. J., Mayeux, R., Mohs, R. C., Morris, J. C., Rossor, M. N., Scheltens, P., Carrillo, M. C., Thies, B., Weintraub, S., & Phelps, C. H. (2011). The diagnosis of dementia due to Alzheimer's disease: recommendations from the National Institute on Aging-Alzheimer's Association workgroups on diagnostic guidelines for Alzheimer's disease. Alzheimer's & dementia: the journal of the Alzheimer's Association7(3), 263–269. https://doi.org/10.1016/j.jalz.2011.03.005 

· MOCA – Italy/Italian - Version of 19 Feb 2018

             Traduzione a cura di: A. Bonansea, F. Gallo. SC Psicologia ASL TO3, Regione Piemonte.

             © Z. Nasreddine MD www.mocatest.org 

Sperling, R. A., Aisen, P. S., Beckett, L. A., Bennett, D. A., Craft, S., Fagan, A. M., Iwatsubo, T., Jack, C. R., Jr, Kaye, J., Montine, T. J., Park, D. C., Reiman, E. M., Rowe, C. C., Siemers, E., Stern, Y., Yaffe, K., Carrillo, M. C., Thies, B., Morrison-Bogorad, M., Wagster, M. V., … Phelps, C. H. (2011). Toward defining the preclinical stages of Alzheimer's disease: recommendations from the National Institute on Aging-Alzheimer's Association workgroups on diagnostic guidelines for Alzheimer's disease. Alzheimer's & dementia: the journal of the Alzheimer's Association7(3), 280–292. https://doi.org/10.1016/j.jalz.2011.03.003

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