"Il corpo che cammina
Sul limite del silenzio
della strada mi segue
il corpo che contiene
i miei diari. Oltre via
mi affianca, mi cura
come un angelo se da me
curato. Potente veste
tramite semovente di
vita. Mi sostiene sul
finire e l'inizio della
strada, poi mi sorride
poiché è corpo vivente"
(Marinella Galletti)
E' noto che quando ci sentiamo tristi, felici, arrabbiati o sorpresi, le nostre emozioni si esplicitano attraverso la mimica facciale e attraverso i nostri movimenti. Ad esempio, quando siamo felici, la fronte rimane distesa, la bocca si apre con un sorriso e di conseguenza le nostre guance si sollevano. Pensiamo ad un periodo di forte stress vissuto, quanti in quel periodo hanno sofferto di un mal di stomaco “inspiegabile”? E' meno noto però, come questo accada anche per la sofferenza psichica; Tutti siamo destinati a momenti delicati, nei quali la nostra salute mentale viene sottoposta a forte stress. La comunicazione non verbale, più diretta ed autentica, rappresenta il nostro sé interno. Ad esempio Freud ci parlava di “Conversione” ovvero della capacità di convertire un conflitto intrapsichico in un alterazione del corpo. Tale capacità, lo psicanalista, la descriveva come un vantaggio, la quale avrebbe permesso alla mente di “liberarsi” almeno in parte della propria sofferenza.
Se osserviamo le persone affette da depressione, si possono notare comportamenti tipici della patologia che passano dal volto e dal corpo, come: tristezza, ansia, rallentamento o agitazione motoria, disturbi del sonno, dell'appetito... Tutto questo indica un messaggio che la persona nella sua totalità, seppur inconsapevolmente ci sta suggerendo! Il corpo rappresenta il nostro compagno di avventura, veicola le esperienze e comunica le nostre emozioni agli altri ma anche a noi stessi. Quando ci guardiamo allo specchio, specialmente al mattino, quando siamo soli e in uno stato di intimità con noi stessi, il nostro corpo ci rappresenta e diventa spunto di riflessione, profonda o meno, ma che non sempre siamo pronti a cogliere.
Siamo abituati a dare poca importanza alla comunicazione non verbale. Osserviamo persone che gesticolano molto o poco mentre parlano, ma non ascoltiamo, nello specifico, ciò che ci dicono quei gesti, tanto che molte volte, ci mostriamo incapaci nel comprendere l'altro, nel comunicare e nel dare informazioni chiare ed univoche. Ciò è supportato dal fatto che con le parole diciamo delle cose ma con i gesti dimostriamo altro, generando confusione nell'interlocutore ed inconsciamente anche in noi stessi (dato che la comunicazione non verbale non dice la stessa cosa di quella verbale), andando così a forzare in qualche modo il nostro comportamento.
Il dialogo non verbale avviene in modo spontaneo ed automatico, non passando dal filtro cosciente della nostra mente ma forse possiamo apporvi un po' più di attenzione in modo tale da captare meglio i messaggi che il nostro corpo ci invia. Dovremo imparare ad ascoltarci,a guardarci dentro, perchè le emozioni e i disagi che stiamo vivendo si riflettono come ad uno specchio, ma non solo dinnanzi a noi ma davanti a tutti quelli che ci circondano. Così facendo eviteremo situazioni spiacevoli, andando incontro ad un esaurimento delle nostre risorse, che ci porta alla sofferenza psicologica. Per approfondimenti: https://www.psiconline.it/le-parole-della-psicologia/disturbo-di-conversione.html Le attuali frontiere della psicologia clinica. Mario Fulcheri Capitolo 10 Articolo a cura di Dott.a Lisa Maccarone Psicologia Clinica ed esperta in neuropsicologia clinica dell'adulto e dell'anziano
email: lisamaccarone@yahoo.it
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