“La paura è un’emozione primaria di difesa, provocata da una situazione di pericolo che può essere reale, anticipata dalla previsione, evocata dal ricordo o prodotta dalla fantasia. La paura è spesso accompagnata da una reazione organica, di cui è responsabile il sistema nervoso autonomo, che prepara l’organismo alla situazione d’emergenza” (Galimberti U.)
Quando pensiamo alle emozioni, le distinguiamo inevitabilmente in emozioni positive o negative, nel caso della paura essa assume una doppia valenza. Per Galimberti corrisponde ad un’emozione primaria di difesa, una protezione del nostro organismo a stimoli potenzialmente pericolosi che possono danneggiarci, dandone così un’accezione positiva. La paura ci prepara a fronteggiare questi stimoli, mettendo l’uomo in uno stato d’allerta attraverso l’attivazione del sistema nervoso centrale autonomo che a sua volta agendo sullo stress, produce l’attivazione di vari organi del nostro corpo i quali ci rendono pronti a fronteggiare il pericolo ma, a seconda della pericolosità dello stimolo, il nostro sistema nervoso centrale regola il suo comportamento in due azioni: “lotta o fuga”, dove in entrambi i casi il nostro organismo mette in atto un atteggiamento difensivo volto alla nostra protezione. Tutto questo avviene a livello fisico, in modo del tutto automatico, lontano dalla nostra consapevolezza.
La paura però viene ad essere esperita anche livello mentale e molto spesso lo stimolo pericoloso è frutto della nostra immaginazione, questo rende il tutto più deficitario perché qualsiasi stimolo può attivare il circolo della paura anche quando siamo in una situazione del tutto tranquilla. La paura, può rappresentare un vero e proprio blocco psicologico, e spesso si manifesta sotto forma di fobia, una paura angosciosa molto spesso immotivata, quest’ultima rappresenta una forte limitazione, non consentendo all’uomo di vivere serenamente la propria vita. La paura rappresenta un ostacolo, una barriera che non ci fa guardare oltre e spesso ci fa perdere molte cose belle che la vita ha da offrire, limita un cambiamento, impedisce una crescita personale; ci fa vivere in una gabbia che ci costruiamo da soli e da cui poi è difficile liberarsi in quanto più tempo passa, più si consolida e più diventa dura da scardinare. Noi abbiamo costruito quella gabbia e solo noi abbiamo le chiavi per aprire la porta, uscirne e riprenderci la nostra vita. L’unico modo per superare le nostre paure è quello di accettarle, entrando in contatto con le parti di noi più vulnerabili, chiederci quanto, e soprattutto se, siamo pronti ad un cambiamento e nel momento in cui non ci riusciamo, domandarci quali siano i blocchi interni che ci impediscono di farlo. Non dobbiamo imporci il cambiamento per diventare migliori rispetto a qualcosa, ma metterlo in atto andando ad accogliere e dialogare con tutte le parti del sé, paure comprese. Non sarà un percorso facile e lineare, anzi sarà un percorso molto articolato, complesso, che ci obbligherà a porci delle domande scomode, facendo emergere vissuti interiori ed altre paure connesse ad essa ma abbiamo l’obbligo di provarci, di lavorare su noi stessi e trasformare quello che prima ci ostacolava in qualcosa che ci sproni. Solo la reale voglia di cambiare può portare a superare i nostri limiti e a vedere quelle cose che prima ci facevano paura con occhi diversi, ed è proprio in quel momento che ci sentiremo di nuovo noi stessi, più consapevoli ma soprattutto più liberi. Articolo a cura di
Dott.re Salito Carmine
Psicologo Clinico e della Salute E-mail: carminesalito95@gmail.com Approfondimenti: Galimberti U., Dizionario di psicologia, Roma, Gruppo editoriale L'Espresso, 2006, p. 19, volume terzo.
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