"La verità" di Brunori Sas: imparare ad accogliere la fragilità
- Dott.ssa Letizia Vitale
- 10 nov
- Tempo di lettura: 3 min

Ci sono canzoni che sembrano scritte per accompagnarci nei momenti più silenziosi della vita. Non parlano direttamente di malattia, né di dolore, eppure riescono a toccare il cuore con una delicatezza che consola. “La verità” di Brunori Sas, uscita nel 2017, è una di quelle canzoni. A un primo ascolto potrebbe sembrare un semplice invito a essere sinceri con sé stessi, ma chi l’ha ascoltata in un momento di fatica o di paura sa che tra le sue parole si nasconde qualcosa di più profondo: un invito a guardarsi dentro con tenerezza, anche quando quello che vediamo ci spaventa. “La verità è che ti fa paura l’idea di scomparire, l’idea che tutto quello a cui ti aggrappi prima o poi dovrà finire.” In questa frase c’è una verità che riguarda tutti: la paura della perdita.
E per chi convive o accompagna qualcuno che vive una malattia neurodegenerativa, come l’Alzheimer, queste parole risuonano in modo ancora più intenso. C’è la paura di perdere i ricordi, i gesti familiari, le parole quotidiane. E insieme, c’è la paura di chi resta — quella di vedere, giorno dopo giorno, sbiadire un volto amato, e dover imparare a comunicare in modi nuovi, più silenziosi, ma non per questo meno veri.
Brunori Sas non parla mai esplicitamente di malattia, eppure “La verità” è una canzone che può parlare a chiunque abbia vissuto la fragilità. Non quella spettacolare, che commuove per un attimo, ma quella quotidiana, che si manifesta nei piccoli gesti di cura, nelle giornate lente, nei momenti di smarrimento.
“La verità”, dice Brunori, fa paura. Perché essere sinceri con se stessi significa riconoscere che non possiamo controllare tutto.
Che la vita, prima o poi, ci mette davanti alla nostra vulnerabilità. E che non c’è nulla di sbagliato in questo. Al contrario: è proprio accettando la fragilità che possiamo riscoprire il valore autentico delle relazioni, della presenza, dell’amore che non chiede nulla in cambio. Chi si prende cura di una persona con Alzheimer lo sa bene: ogni giorno è un piccolo atto di verità. La verità di un ricordo che non torna, di una frase ripetuta, di un gesto che si fa più lento. Ma anche la verità di uno sguardo, di un sorriso, di un tocco di mano che dice più di mille parole. Accettare questa realtà non è rassegnarsi: è imparare a stare, a vivere nel presente, a dare valore al tempo condiviso.
La musica ha un potere straordinario: riesce a restare anche quando la memoria si affievolisce. Molte persone con Alzheimer ricordano ancora le melodie della loro giovinezza, le canzoni cantate con i figli o ascoltate in momenti felici. La musica diventa allora una memoria che resiste, un linguaggio universale che attraversa la malattia e arriva dove le parole non arrivano più. Nel ritmo lento e nella voce profonda del cantautore c’è la consapevolezza che la vita non va capita fino in fondo: va semplicemente vissuta, anche quando fa male, anche quando non capiamo tutto. “Per quanto tu ti creda assolto, sei per sempre coinvolto.” Questa frase, che Brunori riprende come un’eco lontana, ci ricorda che nessuno è davvero “fuori” dal dolore. Tutti, in qualche modo, siamo coinvolti nella fragilità degli altri. E questa consapevolezza, se accolta, può diventare una forma di solidarietà profonda.
Chi vive accanto a una persona malata lo sa: si impara a comunicare con altri linguaggi — con la pazienza, con lo sguardo, con la presenza silenziosa. E ogni giorno diventa un esercizio d’amore, una scelta di cura. “La verità”, in questo senso, è anche una canzone di accettazione. Non invita a combattere la paura, ma a riconoscerla come parte della vita. A dire: “Sì, ho paura. Ma resto.” E in quel restare, in quel silenzio condiviso, c’è già una forma di guarigione. Forse è questo che rende la canzone di Brunori così preziosa per chi affronta, da vicino o da lontano, il tema delle malattie neurodegenerative: ci ricorda che la vita è fatta anche di limiti, di incertezze, di verità difficili da accettare.
Ma dentro questi limiti si può ancora trovare bellezza, gentilezza, umanità. “La verità” è, in fondo, un piccolo manifesto di tenerezza: ci insegna che essere vulnerabili non è una colpa, ma una condizione comune, che ci unisce. E che la musica, come la cura, è un modo per restare accanto anche quando le parole non bastano più. In un mondo che ci chiede di essere forti, Brunori Sas ci ricorda che la vera forza sta nell’ammettere la paura, nell’abbracciare la fragilità, e nel continuare ad amare anche quando tutto sembra sfuggire.
A cura della dott.ssa Letizia Vitale







Commenti