top of page
  • Black Facebook Icon
  • Black Twitter Icon
  • Black Instagram Icon

“Lo ricordo io per te”: Musica, memoria ed emozioni che resistono al tempo.

ree

Ci sono canzoni che non si limitano a raccontare una storia: la fanno rivivere. “Lo ricordo io per te” di Michele Bravi, uscita nel 2025 e accompagnata da un delicato cortometraggio con Lino Banfi, è una di queste. Un brano che parla di memoria, amore e fragilità, con la promessa più dolce che si possa fare: “Se anche tu adesso non ricordassi più, io lo ricorderò per te.” L’opera nasce da una storia personale, quella dei nonni dell’artista, e diventa una riflessione universale sul potere dell’affetto che resiste anche quando i ricordi si dissolvono.


Chi ha vissuto da vicino un cambiamento cognitivo in una persona cara sa quanto possa essere difficile vederla smarrirsi nei propri pensieri. Bravi lo racconta con immagini di una tenerezza straziante: “Ora che ti guardo e non mi riconosci, sei nascosta nella nebbia che hai negli occhi.” Il testo è un viaggio nei ricordi condivisi — la prima casa, il profumo del pane, un valzer sotto la pioggia — ma anche nella perdita graduale della memoria. Eppure, il cuore della canzone non è la mancanza: è la cura. È il prendersi carico della memoria dell’altro, custodirla come un dono reciproco.


Nella prospettiva psicologica, il brano tocca una delle esperienze più intense legate alla fragilità della memoria: quando l’identità di una persona sembra sbiadire, ciò che resta sono le emozioni. La ricerca scientifica conferma che interventi basati su stimoli emotivi e sensoriali (musica, contatto, familiarità) riducono ansia e agitazione (Cohen-Mansfield, 2005). Altri studi evidenziato che l’ascolto regolare di musica significativa migliora l’umore e può riattivare reti neurali legate alla memoria autobiografica (Särkämö et al., 2014); inoltre, l’identità personale non si esaurisce nella memoria cognitiva, ma può essere sostenuta dalle relazioni affettive e dalla continuità emotiva (Kitwood, 1997; Sabat, 2001). In altre parole, anche quando la mente dimentica, il cuore continua a riconoscere. Il ritornello del brano diventa una dichiarazione d’amore ma anche la metafora perfetta del ruolo dei caregiver: “Io lo ricorderò per te.”


Chi si prende cura di una persona con fragilità della memoria custodisce ogni giorno la sua storia, le sue abitudini, i suoi sguardi. Non è solo assistenza: è un atto di continuità affettiva. Il caregiver diventa “memoria vivente” dell’altro, un ponte tra il passato e il presente, tra ciò che è stato e ciò che ancora può essere sentito. Naturalmente, questo compito può essere anche faticoso. Studi come quello di Zarit et al. (1980) mostrano come il “caregiver burden” — il peso emotivo della cura — sia reale e profondo. Eppure, come dimostrano McDermott et al. (2013), la condivisione musicale, la narrazione e i momenti di connessione possono sostenere tanto chi vive la fragilità quanto chi accompagna. La musica non è solo arte: è anche strumento di cura. Nel cervello, l’ascolto di brani significativi attiva aree legate alle emozioni e alla memoria autobiografica, anche in persone con demenza avanzata. Le melodie familiari possono evocare sensazioni di sicurezza, stimolare il linguaggio e favorire momenti di connessione profonda.


Ecco alcuni modi semplici ma efficaci per usare la musica come alleata nella relazione di cura:

1. Creare una “playlist del cuore”: Raccogli canzoni legate a momenti felici o significativi della vita della persona: brani d’amore, colonne sonore, musiche di famiglia. L’ascolto condiviso può riattivare ricordi ed emozioni positive.


2. Cantare o muoversi insieme: Il ritmo e la voce favoriscono il contatto emotivo. Anche chi non parla più può accompagnare una melodia con il movimento o con lo sguardo.


3. Usare la musica come rituale quotidiano: Ascoltare le stesse melodie in momenti fissi della giornata aiuta a creare routine rassicuranti, stimolando orientamento e calma.


La canzone di Michele Bravi è, in fondo, un atto di resistenza alla dimenticanza. Parla dell’amore che continua anche quando la memoria svanisce, del coraggio di restare accanto, del ricordo che può essere condiviso. Non è solo un brano musicale, ma una narrazione terapeutica che ci invita a guardare la fragilità non come perdita, ma come occasione di connessione profonda. “Non ti preoccupare, ci penso io a ricordare per noi due.” Forse, in questa frase si racchiude tutto ciò che la psicologia ci insegna: la memoria più forte non è quella che vive nella mente, ma quella che vive nel legame.

 

Il brano: “Michele Bravi - Lo ricordo io per te.” https://youtu.be/wvOpCLJ5jjg?si=em-puI-UQeNIMU57 

Riferimenti bibliografici:

·         Cohen-Mansfield, J. (2005). Nonpharmacological interventions for persons with dementia. Alzheimer’s Care Today.

·         Kitwood, T. (1997). Dementia Reconsidered: The Person Comes First. Open University Press.

·         McDermott, O. et al. (2013). The importance of music for people with dementia: perspectives of people with dementia, family carers, staff and music therapists. Aging & Mental Health.

·         Sabat, S. R. (2001). The Experience of Alzheimer’s Disease: Life Through a Tangled Veil. Blackwell.

·         Särkämö, T. et al. (2014). Music, emotion, and dementia: Insight from neuroscientific and clinical research. Music and Medicine.

·         Zarit, S. H. et al. (1980). Relatives of the impaired elderly: Correlates of feelings of burden. The Gerontologist.

Articolo a cura del Dottor Domenico Santeramo

Laureato in Psicologia Clinica e della Salute

Commenti


CONTATTI

LA CURA DEL TEMPO 

Associazione di Promozione Sociale

Sede Operativa:
Via San Francesco D’Assisi. n. 15

Chieti scalo

​Orari di apertura (dal lunedì al venerdì):​
Mattina: ore 8.30 – 13.30  ​

Pomeriggio: ore 15.00 – 19.00 

Tel. 0871.452714
Cell. 345.6108888 

E-mail: lacuradeltempo.chieti@gmail.com

SOCIAL

© 2023 by End Hunger. Proudly created with Wix.com

bottom of page